venerdì 29 maggio 2009

DELLA TIRANNIDE



Edizione di riferimento:
Vittorio Alfieri, "Della tirannide; Del principe e delle lettere; La virtù sconosciuta" testi fissati criticamente da Pietro Cazzani nell'Edizione Astense del Bicentenario, vol. III: V. Alfieri, "Scritti politici e morali", I, Casa d'Alfieri, Asti 1951, a cura di P.Cazzani] Rizzoli BUR, 1996
Edizione elettronica di riferimento:
http://www.liberliber.it/

Scritto a Siena nel 1777 all'età di 28 anni; stampato per la prima volta nel 1790 presso Baumarchais a Kehl (Strasburgo) con la falsa data 1809, ma non reso pubblico; pubblicato in realtà nel 1800 all'insaputa e con dispetto dell'autore, per iniziativa di un libraio parigino.

Il nome di tiranno, poiché odiosissimo egli è oramai sovra ogni altro, non si dee dare se non a coloro, (o sian essi principi, o sian pur anche cittadini) che hanno, comunque se l'abbiano, una facoltà illimitata di nuocere: e ancorché costoro non ne abusassero, sì fattamente assurdo e contro a natura è per se stesso lo incarico loro, che con nessuno odioso ed infame nome si possono mai rendere abborevoli abbastanza.

TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi… ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.

I Romani liberi, popolo al quale noi non rassomigliamo in nulla, come sagaci conoscitori del cuor dell'uomo, eretto aveano un tempio alla Paura; e, creatala Dea, le assegnavano sacerdoti, e le sagrificavano vittime. Le corti nostre a me pajono una viva immagine di questo culto antico, benché per tutt'altro fine instituite. Il tempio è la reggia; il tiranno n'è l'idolo; i cortigiani ne sono i sacerdoti; la libertà nostra, e quindi gli onesti costumi, il retto pensare, la virtù, l'onor vero, e noi stessi; son queste le vittime che tutto dì vi s'immolano.

Colui che potrà impunemente offendere tutti, e non essere mai impunemente offeso da chi che sia, sarà per necessità temutissimo, e quindi per necessità abborrito da tutti. Ma costui potendo altresì beneficare, arricchire, onorare chi più gli piace, chiunque riceve favori da lui non può senza una vile ingratitudine, e senza essere assai peggiore di lui, non amarlo.

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