venerdì 22 maggio 2009

L'ARLECHIN FANTASIMO



Ore venti e trenta, c'è già pubblico in sala. Mi trovo sul palcoscenico, a sipario chiuso. Devo fare le fotografie individuali che poi Lorenzo inserirà nel dvd del backstage da lui realizzato. A volte mi dico: ma hanno solo dodici anni. E aggiungo: per fortuna. Con loro si ottengono risultati che con gli adulti te li sogni. Per esempio, si emozionano senza finzioni, hanno idee originali, e un'affettività senza secondi fini. Sono passeri, e si vede. Eccitati, mi turbinano intorno e spiano in sala e giocano per scaricare la tensione.
La signora che li trucca è una professionista del cinema, con i suoi tempi. Ma il tempo sta per finire. Scatto le ultime foto in velocità e corro alla mia postazione, sul palco dove manovro mixer luci e lettore cd: io a fare il tecnico, ogni volta con la certezza che farò qualche errore! I nostri passeri sono seguiti dalle mamme Annamaria, Cinzia, Marina e Silvia. Poi mi diranno che è stato bellissimo stare con loro, emozionati ed emozionanti, disciplinati e attenti. Cinzia presenta l'attività al pubblico, poi spengo le luci di sala, il sipario si apre, la musica avvolge il pubblico e lo trasporta in un'altra dimenzione: il fantasma di Arlecchino raggiunge di corsa la ribalta: "Arlecchino!... Arlecchino!... Arlecchino!... Dove sei, Arlecchino? Potessi almeno sapere se ti sei solo nascosto o se invece... se invece... Ma tu non puoi morire."

Dopo il suo monologo scatta il primo di tanti applausi. Entra Elio, il suggeritore stralunato. Chiama in scena una stramba compagnia che deve preparare il nuovo spettacolo... e poi la parata delle maschere invade la platea... e Pantalone: "Varda varda varda... Arriva 'l paron, ghe ciapa 'n sciopòn. Che cossa che i fa, Dorina, le mie maschere che vedo costì indormentate?". E scorrono le battute, i lazzi, le sorprese, le risate...
Alla fine, quando i sedici passeri salutano il pubblico con un lento inchino scolpito in aria, sullo stile dell'Arlecchino del Piccolo Teatro, mi emoziono. Non sono più solo sedici ragazzini che si sono divertiti e hanno però anche tanto faticato, ora sono sedici ragazzi innamorati del teatro. Hanno scoperto che la maschera è entrata in loro, si è posata su timidezze e paure, insicurezze e ansie... ma loro l'hanno strappata via, si sono guardati dentro e hanno svelato nuove risorse e nuove energie.
La voce e il gesto, il movimento e il rapporto con il partner, il confronto con il pubblico li hanno prima spiazzati, esasperati, spaventati, scoraggiati... e poi invece li hanno premiati con l'orgoglio di avere fatto una cosa bella e si godono a testa alta lo scroscio di applausi, l'ovazione di un pubblico che stenta a lasciare la sala, perché si è trasformata in un luogo dove avvengono le magie.

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