lunedì 17 maggio 2010

GLI OCCHI DEL DRAGO


Ieri sera il debutto, stamattina la replica per le scuole. Ai ragazzi l'eccitazione non passa più. Parlano già del sequel. Vogliono fare ancora teatro. Però questo teatro. Dove non si è marionette compassate o figurine da carillon, ma protagonisti di un gioco di immaginazione che ci porta ai confini magici tra realtà e fantasia. Un teatro che piace a tutti, piccoli e grandi, perché fatto di emozioni e sentimenti, di musiche coinvolgenti, ritmo pressante e dinamismo, variazioni coreografiche, colori, suggestioni... applausi applausi e ancora applausi. La voce angelica di Lia ha contribuito a portare gli spettatori in un altro mondo. Eh, com'è bello sognare a occhi aperti, ogni tanto!
Addio, elfi, nani, eroi... addio, drago. Non so se farò ancora teatro. Il solo pensiero, però, mi rattrista. Intanto, grazie a tutti quelli, tanti, che hanno collaborato.

Ma riguardo al fantastico drago lascio la parola a Gianna Cannaos che l'ha realizzato con Mariuccia Zanaboni. Mi scrive:

...ed è una tecnica facile, spendibile con i bambini, che non richiede di saper disegnare ma solo di decidere in modo minimamente efficace, una sintesi grafica che si faccia riconoscere come un " drago".
La coloritura finale, poi è divertentissima: avrei potuto arricchire quasi all'infinito, tono su tono, forme a macchie, a strati, a puntini...sarebbe risultato ancora più bello...è uno stile che mi piace, ironico...e poi le grandi dimensioni, questo senso di uscire dalle costrizioni di una dimensione contenuta...il fascino delle architetture...
Ci ho messo anch'io, come tutti noi che abbiamo partecipato alla "tua" avventura, le suggestioni che portano al sogno, fra cui la voce di Lia, che conosco bene, nata, vissuta e nutrita(si) per anni di atmosfere fantasy.
Così ora sono curiosa di scoprire se questa strada sia giunta alla fine o se se si rinnoverà per un nuovo gioco.
Sono pronta ad accettare entrambe le soluzioni e sono affascinata nel gioco del mettersi in relazione, nella realtà come nel sogno, da quel misto intrigante di condivisione e di libertà che porta le persone ad avvicinarsi, a riconoscersi in una stessa emozione, ma anche a fuggire via, a distogliersi, a volgersi altrove...

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