mercoledì 29 giugno 2011

CATTIVI MAESTRI

Siete i peggiori, eppure pretendete di comandarci. Possiamo accettarlo, a malincuore. Di noi, sono pochi quelli che dedicano la vita al conseguimento di posti di potere. Il nostro potere è interiore e non si esercita sopra gli altri, ma con gli altri.

Voi anelate al comando più che all’ossigeno. Senza l’immagine pubblica, lo sfarzo, il servilismo, la prevaricazione vi sentite nudi; e voi detestate rimanere senza vestiti, dato che sotto non c’è nient’altro che un corpo miserevole, nemmeno nobilitato da un animo aperto e da una mente acuta. Siete avvoltoi terrificanti, che una volta spennati si riducono a carogne oscene e brutte.

Con la forza della menzogna e dell’ipocrisia, vi risulta facile farvi eleggere fino alle cariche più alte, e purtroppo noi siamo pochi e impotenti di fronte al plebiscito popolare che semina calamità.

Accomodatevi: troni, poltrone, cattedre… no, cattedre no, per favore.

Il vostro potere ammorba l’aria e cala sulle nostre vite come uno sciame di cavallette, tanto fitto da spegnere la luce del sole. Ci soffocate, con la vostra ingordigia. Tutto va a voi, e agli altri un’umiliante sopravvivenza, fonte di ansia e angoscia.

Ma ciò che ci indigna e ci nausea è la vostra pretesa di essere non solo despoti, ma anche maestri.

Voi vi arrogate il diritto (in base a quale supposta superiorità morale?) di insegnarci i “valori” della vita naturale e della convivenza civile. Voi! A noi!

Cattivi maestri, voi.

A noi la conoscenza viene dai libri, che voi disprezzate. I nostri autori non scrivono barzellette o mistificazioni storiche o rivelazioni soprannaturali puerili, ma sono alla ricerca di un’idea dell’universo che instradi verso la pace e la giustizia. Voi amate il conflitto, siete mossi da rabbia e sete di conquista.

A noi la sensibilità viene dalle arti, di cui voi apprezzate solo la stima economica. Dove voi riducete ogni cosa a industria e commercio, noi sappiamo ascoltare e vedere, sentire e intuire, interpretare e decodificare.

A noi la forza e la convinzione nelle imprese viene dagli altri, dai rapporti di cooperazione fondati sul rispetto reciproco e sul piacere di condividere un fine non utilitaristico e non egocentrico. Voi suddividete gli altri nelle seguenti categorie: i complici, i servi, i nemici. Noi, anche senza volerlo, siamo i nemici.

Maestri malvagi, voi.

Noi non facciamo che aprire porte, assetati di stupore, senza alcuna presunzione. Voi non fate che chiuderle, arroganti: c’è solo buio in voi e tutto intorno a voi.

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