Scrivo testi di teatro dal 1983, più o meno. Dalle prime velleità filodrammatiche ai pezzi brevi per i bambini, per passare poi alle invenzioni più corpose per stuoli di bambini e ragazzi delle scuole e dei centri estivi; testi per compagnie di dilettanti, per centri d'incontro, per gruppi di diversamente abili... insomma, dalla scuola materna agli ultrasettantenni. Testi per L'Altra Eva e infine per il Teatro dei Passeri e per Lupusagnus. Quanta presunzione! Quanta sofferenza nell'insoddisfazione! E, quindi, quante riscritture!
Ora mi sento più tranquillo, nei riguardi della scrittura teatrale. Ho imparato tante cose e so che ne imparerò altre, il che mi fa sentire ancora partecipe dell'avventura tra le scene. Se sfoglio i testi di questo primo volume, al primo sguardo scorgo già un'imperfezione e questo è terrificante ed esaltante: la scrittura è indomita e indocile, si oppone con tutte le sue forze alla perfezione formale. Ma non si può riscrivere all'infinito la medesima opera. E così a un certo punto si dice basta, e si affida il testo al mondo.
Giorni e giorni nel sito di ilmiolibro.it. La copertina, quali opere scegliere... Sono soddisfatto. Come quando si fanno le grandi pulizie di casa. Via lo sporco e via le cose inutili. Sono commosso nel vedere monologhi, commedie e drammi messi in fila l'uno dopo l'altro con il vestito della festa. Sento la soddisfazione di avere fatto bene il mio dovere. Sto già sistemando gli altri testi, per il secondo volume.
L'obiettivo? Che vi siano tanti lettori non addetti ai lavori, e che trovino piacere nel leggere un libro non facile (quella mancanza di didascalie!). E che vi siano altrettanti lettori dell'ambiente di teatro; e che qualcuno voglia mettere in scena una delle opere. Luminaria, magari. O Cuccioli da preda. Grandi emozioni, per il drammaturgo.
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