venerdì 5 aprile 2013

LA CITTÀ DEI BAMBINI PIRATI


“La città dei bambini pirati” si avvia verso il debutto mercoledì 15 maggio al Teatro Comunale di Oleggio. Anche il titanico sforzo di Gianna Cannaos, insegnante della Primaria dell' I.C. Verjus di Oleggio, per realizzare le scenografie con tecniche non pittoriche (incollaggio di carta) si avvia a conclusione. A darle una mano nella riproduzione della piazza di De Chirico sono intervenuti lo scenografo Antonio Di Bari (del quale ricordiamo il laboratorio di ceramica a Ghemme (http://taaf.altervista.org/) e Marina Betti. Alla realizzazione dei pannelli a colori vivaci della città vista dai bambini hanno contribuito anche gli alunni di più classi con bozzetti e partecipazione attiva nel laboratorio d'arte.

La “recita” è di tipo mimetico-rappresentativo, ma non solo. Agli alunni-attori sono state richieste doti di interpretazione sia come immedesimazione per esprimere sentimenti ed emozioni; sia come coordinazione motoria e sintonia di gruppo. Lo spettacolo non si basa quindi solo sul “parlato”, ma anche su schemi di movimento e su espressività mimica.

Il tutto, naturalmente, dosato e finalizzato alla riuscita nel suo insieme. Con un totale di poco più di quaranta ore di  prove, non si riesce a dare una formazione completa a ognuno (in questo caso un gruppo di sedici); ma è possibile fornire gli strumenti per sostenere il palcoscenico e il rapporto con il pubblico. Più che svolgere esercizi preparatori, per i quali non c’è tempo, si lavora in itinere, fondendo le prove con le scoperte dello spazio, del corpo nello spazio, del corpo in relazione con altri corpi, della voce, del rispetto dei tempi, dell’efficacia di una sintesi personale di movimento-voce-gestualità.

Interpretazione di un personaggio, quindi, insieme a partecipazione corale e coreografica, sullo spunto di filastrocche e canzoni. Sul palcoscenico non c’è mai un bambino impettito che snocciola a memoria parole che forse non ha nemmeno capito, ma un bambino in azione, che gioca e si diverte, credendo in quello che fa, memore di… facciamo che io sono e tu sei. Un bambino che nel movimento e nella gestualità ritrova i giochi di strada (ma sopravvivono ancora?), basati su formule e rituali. E anche un bambino che fa tesoro della propria cultura, compresa quella televisiva, musicale e cinematografica, diventando coprotagonista di una regia ludica.




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