mercoledì 9 ottobre 2013

POESIA A SCUOLA E IN BIBLIOTECA

Perché la poesia? Per intervenire sul grande a volte è meglio agire sul piccolo. I ragazzi leggono sempre meno, scrivono poco e il poco che scrivono spesso ha le caratteristiche di un’attività faticosa per la quale l’interesse e le competenze sono scarsi. Diventa sempre più improponibile lavorare sulla media e grande creazione, dall’elaborazione di un racconto breve a quella di un racconto lungo. Come indicano le abilità di scrittura online e di messaggistica, il ragazzo d’oggi ama la sintesi, la frase breve, il pensiero conciso. Questo può quindi essere un punto di contatto tra lui e la letteratura; in particolare, la poesia.

Uso quindi la poesia per un recupero della parola espressiva e poi del pensiero elaborato ed esposto con sapienza e cognizione. Uso la poesia per stimolare la curiosità verso il linguaggio e per tentare un nuovo innamoramento che riporti alla lettura. Uso la poesia per riproporre un uso libero, personale e profondo della mente, non su comando altrui e nemmeno per scopi utilitaristici, ma per il semplice piacere di relazionarsi al mondo con il proprio pensiero; parlo di un approfondimento di relazioni tra l’io, le cose, le altre forme di esistenza consapevole. Uso la poesia, infine, per sondare e rianimare emozioni e sentimenti non contaminati dalla realtà invadente dei mass media e quindi per riscoprire se stessi.
Proporre forme di produzione poetica nella scuola può quindi avere come obiettivi: migliorare l’uso espressivo della lingua; sviluppare passione per scrittura e lettura; stabilire relazioni nuove e straordinarie con il mondo; riavviare un percorso di conoscenza di sé.
Ma quale poesia proporre?
Filastrocche e rime vanno bene per un primo approccio, ma poi sorge la necessità di sviluppare la lingua nelle sue potenzialità massime e di affrontare contenuti che mettano in gioco la soggettività con l’alterità e la condivisione di vita in società e sul pianeta.
Una poesia adulta, che serva da ponte ai ragazzi per decodificare le opere letterarie.

Non si può avviare un lavoro in classe presentando un problema e affidando alla scarsa esperienza degli alunni il compito di risolverlo. Non si può dire: scrivete una poesia sull’autunno, descrittiva nella prima parte e metaforica nella seconda, dove sondate la malinconia di una giornata uggiosa.
Bisogna fornire stimoli, strumenti, esempi.
Ecco i tre progetti elaborati in collaborazione con la biblioteca civica “E. Julitta” e con alcuni insegnanti di Oleggio.

LE POESIE DEI MURI
Il primo esperimento è stato condotto con la classe Prima B della scuola media Verjus, in collaborazione con la prof/ssa Francesca Ferazza. Lo schema operativo si è poi ripetuto con i successivi progetti: due o quattro ore di training in aula e poi estemporanea di due ore o in biblioteca o nel museo.
In classe, ho dato l’esempio su che cosa fotografare e poi ho passato la macchina digitale agli alunni: dettagli architettonici, crepe e macchie, sagome e colori… All’improvviso le pareti dell’aula si sono rivelate uno scrigno di frattali e strutture, configurazioni e sagome che invitavano la fantasia a elaborare situazioni e storie, rivestendo la visione di emozioni.
Le foto sono state scaricate sul notebook e passate alla Lim. Le immagini sono state analizzate e interpretate. La strategia compositiva più comune consisteva nel fare elenchi di termini legati all’immagine e di espanderne alcuni a seconda delle suggestioni che trasmettevano. L’abbinamento di due o più parole portava a un’impressione definita, a una situazione circoscritta, a un percorso mentale controllato che assicurava la sintesi e la significanza.
Ciò che appariva più straordinario era che dall’insignificanza di un oggetto si potesse trarre un particolare ricco di potenzialità espressive, suscitatore di parole che poi si combinavano in una poesia. I ragazzi hanno imparato a valorizzare l’intuizione e il caso, sempre ricco di sfaccettature nuove e di contenuti che di solito sfuggono al controllo razionale.

I ragazzi imparavano: a osservare con occhi nuovi e diversi le forme e i colori; a fare ricorso a tutte le proprie conoscenze per scovare e combinare parole in modo non ovvio; a dare significato e profondità a insiemi di parole che all’apparenza ne erano privi. 



In una stanza chiusa lingotti d’oro,
il riflesso ha la forza di un toro,
in quella stanza ho visto qualcuno,
il sommo dio dei mari Nettuno.

Un sole viola
tondo e grande
entra ed esce,
spacca linee colorate
come l’erba del prato tagliato.

L’onda nel mare grigio
triste ruvida
si perde nel nulla
tagliandosi sugli scogli.


LE POESIE DEI VOLTI
Il secondo progetto si è concretizzato con la classe Quarta sez. B della scuola Maraschi, con l’insegnante Tiziana Melone. Il passaggio dalle forme astratte scovate sui muri alle forme vive di un volto umano ha rappresentato un secondo gradino verso un’espressione linguistica che combinasse il processo alchemico delle parole con una ricerca di profondità umana. Analizzare i volti fotografati su uno sfondo ricco di dettagli suggestivi ha stimolato i ragazzi a sondare stati d’animo e situazioni, avviando in piccolo un processo di umanizzazione della parola.

Dopo il training in aula, i ragazzi si sono adoperati in un laboratorio-performance durante l’open day “Bibliomuseando”, una domenica dedicata a mostre, visite, incontri, laboratori. I ragazzi hanno fotografato alcuni visitatori, sia conosciuti sia no, e nella Sala delle Religioni, con la mia assistenza, hanno commentato le immagini scaricate nel computer, provvedendo subito alla loro rielaborazione poetica. Un’attività più disturbata e frenetica di quella in aula, ma anche più coinvolgente. Cercare il soggetto e lo sfondo, visionare la fotografia, cercarne la trasposizione in parole… il tutto è diventato un gioco d’avventura. Le parole sono state legate a una persona reale in una situazione straordinaria. Hanno fatto da ponte tra la vita quotidiana e l’immaginazione.



Un ragazzo in mezzo all’autunno
l’autunno in mezzo a Simone
ragazzo che ama l’autunno
negli occhi colori autunnali
Simone vestito di foglie rosse gialle verdi arancione
un ragazzo tra foglie e funghi
autunnale infogliato
insegue gli scoiattoli
il ragazzo dai mille colori in mezzo al bosco.

Ragazza dentro il chiostro
tra fiori rossi bianchi
tra sassi bianchi e grigi
con un pozzo profondo
l’eco potente giù in fondo
chi sei?
non ti capisco
potente eco.

Un sorriso di parole sui quaderni
capelli disordinati in una scatola e un sorriso
fogli scritti spettinati sorridenti
bambina in una scatola sorride emozionata
sorriso spettinato in una scatola chiusa
bambina intelligente in una scatola
Giulia sorride contenta
chiusa aperta la scatola della vita
Giulia sorrisi scritti e fogli scompigliati.


LE POESIE DEGLI OGGETTI
Per esaudire il desiderio dell’altra classe della maestra Tiziana Melone, la Quinta C Maraschi, mi sono recato due volte a scuola per la produzione di nuove poesie, legate in una prima fase a oggetti portati da me e poi a un oggetto scelto dal ragazzo per il suo valore affettivo (dal peluche al tablet, dall’automobilina Lego al volume enciclopedico). L’idea era di fare una sintesi tra le poesie oggettuali (dei muri) e quelle umane (dei volti), cercando in sé emozioni e sentimenti accesi da un oggetto.
Come negli altri casi ho portato una sintesi di “figure retoriche” (Accumulazione Allitterazione Anacoluto Anafora Asindeto Ellissi Enjambement Epiteto Iperbole Litote Onomatopea Ossimoro Paratassi Perifrasi o circonlocuzione Personificazione Similitudine e metafora Sinestesia) che hanno avuto un utilizzo pratico ridotto (poco il tempo, bassa l’età), ma sono servite a introdurre l’idea che dietro le parole si nasconde una sapienza ampia e profonda, mai del tutto esplorata, che non serve solo a comporre frasi efficaci, ma soprattutto a guidare la mente e a renderla più libera e creativa.

In conclusione, il primo obiettivo dell’attività è proprio questo: allargare la mente/mentalità, tuffarsi nel mare della creatività, non temere la parola e il ragionamento, l’emozione e la comunicazione, il sentimento e la transcodifica, cercare in sé l’eco del mondo, sentirsi liberi di esprimersi.


Tartaruga lenta
cammina
va
non un passo fa
le riesce a metà.
Tartaruga rapida
cammina
va
non un passo fa
ma del percorso è già a metà.

Un uccello sfavillante
incendiò un bosco brillante:
è la fenice uccello gigante
dal cuore praticamente infiammante.
Vola con i suoi colori
eccola! accende i motori
la seguiamo fino altrove
ma la perdiamo, che dolore!
Da quel giorno in poi
la fenice gigante
è una leggenda divampante.

Orologio orologino
senza lancette e arrugginito
con disegnato un fiorellino
ma dove sei finito?
Qualche volta si sente un tic
un tac un tuc tiac tic non
smettere di tictacare
taaac tac!
un ticco e un tacco
taccatic troc
una molla si è rotta
ticchetta ticchetta
e poi silenzio
tichi tichi toc
l’esercito dei tic
ha perso la battaglia.  

Drago di Deltora,
seduto su una roccia,
saccente ascolti le dicerie del mondo,
impassibile osservi
i bimbi giocare.

Le poesie, con le relative immagini, sono in mostra presso la Biblioteca Civica “E. Julitta” di Oleggio.





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