Secondo incontro aperto. Venti partecipanti. Una folla. Manca più di un quarto d'ora e ce ne sono già una decina. Ho il testo e le musiche. Li lascio chiacchierare un po', poi cominciamo. Partiamo dalla prima battuta del copione di "Giulietta e Romeo", due paginette fitte.
"TUTTI - Due
grandi famiglie, Montecchi e Capuleti, si odiano per un’antica faida nella
bella Verona. Dai due nemici nasce una coppia di infelici amanti, Romeo e
Giulietta."
Faccio leggere in coro, e naturalmente ognuno va per conto proprio. Passiamo alla lettura individuale. Le pause: dopo grandi, famiglie, odiano, faida, verona, nemici, amanti. Le appoggiature: grandi, odiano, bella, nemici, infelici. Gli accenti: Giuliétta invece di Giuliètta. La comprensione: faida. L'espressività: enfatica (grandi), dura (odiano), bucolica (bella Verona), addolorata infelici amanti) e così via.
A questo punto, sono arrivati tutti.
Introduco la scena: ci troviamo nel palazzo Capuleti, c'è una festa...
Ho scelto un minuetto per l'ingresso degli invitati.
Far muovere bambini che nella scuola pubblica ricevono scarsa eduzione all'armonia, alla musica, al ritmo, alla coordinazione... è sempre un'impresa. Arti rigidi, posture sgraziate, imbarazzo, frammentazione tra sé-corpo-musica-spazio-partner. Per ovviare alla mancanza di esperienza, adotto una strategia di obiettivi concreti. Non ha senso dire "muovi le braccia in alto... ruota il bacino... articola le dita... da' un senso allo sguardo..." Non capiscono che cosa fare. Ma se dico: "cogli delle mele immaginarie... che sono a diverse altezze, e bisogna scansare i rami, e deponi le mele in una cesta... suona su tastiere a mezz'aria, che si spostano su e giù, a destra e a sinistra..."; allora si differenziano i movimenti e nasce qualcosa di più complesso e significativo.
Imposto le prime battute.
Chi vuole interpretare Romeo? Chi Giulietta? Sono in tanti. Qualcuno ancora non se la sente, e per il momento impara dagli altri. Nessuna forzatura.
ROMEO Chi è la dama che arricchisce la mano
di quel cavaliere? È una Capuleti? La mia vita è nelle mani del mio nemico.
GIULIETTA Va’ a domandare chi è quel gentiluomo.
NUTRICE Il suo nome è Romeo, un Montecchi,
l’unico figlio del vostro grande nemico.
GIULIETTA Unico mio amore, nato dal mio unico odio!
TEBALDO Zio, costui è un Montecchi, nostro
nemico, furfante venuto per beffarsi della nostra festa.
CAPULETI Sta’ calmo, Tebaldo. Lascialo in pace. È
un giovane virtuoso e ben educato.
TEBALDO È una vergogna! Non lo tollero!
CAPULETI Vuoi creare subbuglio tra i miei ospiti?
Allegri, dame e cavalieri, allegri!
UNO Più tardi, Romeo penetra nei
giardini del palazzo e spia Giulietta affacciata al balcone.
GIULIETTA
Ahimé!
ROMEO
Ecco, parla. Oh, parla ancora,
angelo splendente!
GIULIETTA O Romeo! Romeo! Perché sei tu Romeo?
Rinnega dunque tuo padre e rifiuta quel nome, o se non vuoi, legati al mio
amore e non sarò più una Capuleti.
ROMEO
Devo rispondere o ascoltare
ancora?
GIULIETTA Solo il tuo nome é mio nemico: tu sei tu, anche
se non fossi uno dei Montecchi. Che cosa vuol dire Montecchi? Né mano, non
piede, né braccio, né viso, nulla di ciò che forma un corpo.
Tutti seduti in semicerchio per delimitare la scena (più avanti, costruiremo i movimenti), sono ora il coro ora un personaggio.
Non è facile per ragazzi dai nove ai dodici anni esprimere con la voce il pathos di certe battute. Gli ostacoli sono dovuti all'emozione e all'insicurezza, alla mancanza di una preparazione tecnica (intensità della voce, e registro, e tonalità, e velocità...), alla difficoltà di comprendere situazioni adulte. Eppure, molti riescono a concentrarsi; ottengono buoni risultati e infatti il coro-pubblico segue con attenzione e partecipazione la passerella di aspiranti romei e giuliette.
Intendo mostrare dei video. Comincio con la scena del balcone dal film di Zeffirelli, i cui protagonisti sono molto giovani. La settimana prossima dal film di Luhrmann, con Leonardo Di Caprio.
A conclusione, li invito a ideare una storia contemporanea sul tema dell'amore impedito. A che cosa ricorrono? A uno sceneggiato televisivo. Arrivano i genitori.
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