I.C. Verjus, la classe quinta. Il solito problema di dare soddisfazione a ognuno, senza differenziare i ruoli: tutti protagonisti. Rispolvero un testo già messo in scena e gli cambio il titolo: RAGAZZI CORAGGIOSI. tre scene: la casa, la strada, la scuola. Racconta le vicissitudini di due bambini, Carlo e Giulia, nel loro primo giorno di scuola media.
Al risveglio, Carlo deve fare i conti con gli elettrodomestici che minacciano di frullarlo e stirarlo; poi con i disastri e infine con i ladri. Non saranno materializzazioni delle sue preoccupazioni? Appuntamento con Giulia all'incrocio. La giornata cominciata male prosegue peggio: le perturbazioni portano pioggia, grandine e addirittura un terremoto. Le automobili sono impazzite e minacciano i pedoni. Il semaforo spara colori senza senso. Ma il vigile, finalmente, mette ordine nel caos.
Carlo e Giulia vengono messi in allarme dagli altri alunni: la loro è una scuola horror! Gli insegnanti sono vampiri, la professoressa è una strega, la bidella è licantropa... e un terribile maleficio inchioda Carlo nel banco, privato della parola.
Ma arrivano i nostri! Sono il Mago Istruzione e le Belle Materie. La scuola torna a essere colorata e gioiosa.
Gli elementi della messa in scena sono:
- battute brevi che consentono di condensare l'espressività, a tratti clownesca
- ampio uso di filastrocche sia per i gruppi sia per i personaggi singoli; questo consente variazioni continue di ritmi, anche con il supporto di musiche; e favorisce la memorizzazione
- numerose coreografie
- ricorso al teatro di figura per facilitare le coreografie (lenzuola, palloncini, ombrelli...)
- scene non lineari, concertazione di più gruppi in contemporanea
Un esempio.
I quattro pedoni sono forniti di ombrelli grigi (il semaforo a spicchi colorati, Carlo e Giulia a tinta unica) che utilizzano per l'entrata su musica blues. Quando le perturbazioni si scatenano (vento, grandine e terremoto), tutto è in movimento, dagli ombrelli ai due ampi teli bianchi che fanno il vento, al foglio di cellofan che fa la grandine. In più, in scena ci sono una trentina di palloncini colorati che gli attori scalciano da ogni parte. La colonna sonora è costituita da musiche ed effetti sonori.
La scena teatrale diventa così un campo da gioco, ma il gioco è organizzato e viene ripetuto più volte senza che annoi. A ogni ripetizione, il ragazzo si sente più sicuro di sé e la voglia di ripetere cresce come quando s'impara uno sport e si vuole dimostrare la propria abilità. Quando la performance è vivace e divertente, anche il pubblico (il resto della classe non impegnato sulla scena) partecipa in modo appropriato, senza disturbare (sono tollerati i commenti di sottofondo).
Per fare teatro in questo modo, bisogna fare ricorso al bambino che c'è in noi, e andare alla ricerca di materiali che evocano l'infanzia e che risultano coinvolgenti per i ragazzi (tutti hanno usato teli per fare capanne o per travestirsi, tutti giocano volentieri con i palloncini). Inoltre, li si invita a un uso creativo degli oggetti (gli ombrelli, per esempio), indirizzandoli al pensiero divergente.
Se il teatro diventa gioco, è più facile esprimere le emozioni (come nel gioco), accanirsi per ottenere un risultato, collaborare con la propria squadra, entusiasmarsi nell'inventare gag. Il teatro diventa, allora, l'occasione non di fare qualcosa per il pubblico, ma per se stessi.
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