Il progetto di "Il Mangialibri" prevede che mi rechi nelle scuole per laboratori di scrittura sia di prosa sia di poesia, a scelta dei docenti. Nelle due Quinte della scuola Rodari di OIeggio, con la maestra Elisabetta Rampazzo, affrontiamo la prosa.
Propongo la stesura di un incipit e come faccio spesso porto io qualche esempio. Parlo quindi del punto di vista, della questione del narratore. Leggo i tre esempi di incipit di una storia semplice: il/la protagonista vede atterrare un Ufo. Poi espongo la problematica del livello di scrittura: cronaca giornalistica, esposizione documentaristica, narrazione oggettiva, drammatica... Il livello più profondo e complesso è quello che ricorre a tutta la potenzialità della lingua, saccheggiando quindi anche le risorse della forma poetica. Invito i ragazzi a scegliere a seconda della propria competenza linguistica: un incipit più facile di una storia di avventura o uno più difficile di un doloroso episodio di bullismo?
Li assisto durante l'elaborazione, convertendo in patrimonio comune le osservazioni al singolo. Leggo poi gli scritti continuando con le osservazioni, che di solito vertono su:
- coerenza dei tempi verbali
- punteggiatura, soprattutto l'uso del punto
- verifica logica del succedersi degli avvenimenti (le procedure)
- ottimizzazione ed efficacia del discorso diretto
- la partecipazione emotiva
- la credibilità da parte del lettore
- il "respiro" del periodo
- quale tempo verbale scegliere (l'immediatezza del presente)
- d eufonica, accenti e apostrofi, maiuscole, l'uso della acca... eccetera.
Il tempo è poco, ma è sufficiente per indurli a riflettere su elementi importanti. E i ragazzi lavorano con attenzione, interesse e intensità.
Ecco i miei incipit che servono da guida.
TRE PUNTI DI VISTA
Giulio non aveva sonno. Se ne
stava alla finestra della propria camera e osservava il cielo. Era stata una
giornata intensa ed emozionante. Con la classe era andato a Torino a visitare
il Mufant, il Museo del Fantastico e della Fantascienza. Non era grande, ma
c’erano delle cose… Le sale più interessanti erano quelle di Star Wars e Star
Trek. Contenevano modellini, manichini con i costumi originali, disegni e
gadget di tutti i tipi. Quante cose avrebbe voluto portarsi a casa! Il piacere
del ricordo fu interrotto da una strana scia luminosa nel cielo. Una stella
cadente? Così luminosa? Ma… dove andava a cadere? Nel campo proprio dietro casa
sua? E se invece di una stella fosse stata…? Emozionato e anche spaventato
corse fuori, senza nemmeno pensare di svegliare i genitori.
Troppo stanco per dormire. Sono
ancora eccitato! Me ne sto qui alla finestra a guardare il cielo. Star Wars e Star Trek! Mel
museo c’erano cose spettacolari. Si chiama Mufant, è a Torino. Ci siamo andati
in pullman, abbiamo cantato e fatto un po’ gli stupidi. Continuo a pensare ai
modellini, ai costumi… ehi, quello che cos’è? Una stella cadente? O un
satellite artificiale in avaria? Sta precipitando proprio qui dietro! Magari è
un meteorite d’oro! Sveglio la mamma e il papà? Se non è niente me ne dicono di
tutti i colori. Prima vado a vedere.
Sto precipitando sul pianeta
sconosciuto. Ci sarà vita? Ho lasciato appena in tempo la navicella di
esplorazione. Appena espulsa la mia capsula, è esplosa. Appena atterro lancio
un segnale radio. Se la capsula non si disintegra. Se non mi disintegro
anch’io. Sto captando qualcosa. Una forma di vita pensante. Attiverò il
traduttore linguistico. Per ora ricevo solo le immagini mentali. Astronavi,
tute spaziali… L’essere si è accorto di me. Lo sento spaventato ed emozionato
allo stesso tempo. Spero che non sia pericoloso. Spero che sia pacifico. Non
vorrei doverlo disintegrare.
TRE
STILI DI SCRITTURA: classico, drammatico, poetico
Quando ripenso a quello
che mi è successo, mi sento molto triste. Anzitutto, perché ho l’impressione di
essere stato abbandonato da tutti. Nessuno mi ha difeso. Poi, perché mi sembra
che nessuno mi capisca. Non soffro per l’occhio nero, ma per l’umiliazione. Mi
sono sentito una nullità. Trattato come se non fossi una persona, ma una cosa
da prendere a calci. Infine, ora diffido di tutti. Anche se non vogliono farmi
del male, penso che agli altri di me non importa proprio nulla. Sono solo e ho
paura. Non voglio più andare a scuola. Non voglio nemmeno uscire di casa.
In tre, circondato. Non
dimenticherò mai le loro facce. Come certi incubi che ritornano. Musi, non
facce. Musi cattivi. Prima le parole. È capitato anche a me di provare rabbia o
odio e di insultare, ma… Loro usano parole che nessuno dovrebbe usare. Mai. Me
le scaricano addosso come se mi ricoprissero di spazzatura. Poi gli spintoni,
le sberle, i pugni, i calci… E intorno a me… ridevano. O scappavano per non
andarci di mezzo. Mi hanno abbandonato. Ora ho vergogna. Penso che tutti
parlano di me. Dicono: si è lasciato picchiare. No, grido alla mamma, a scuola
non ci torno! Non esco nemmeno di casa. Loro sono là che mi aspettano. E io… ho
paura.
Di colpo buio. Solo le
ombre. Ma ombre di che cosa? Di parole dure. E io dicevo: devo andare… per
favore… Voci di pietra. Spinto qua, spinto là… Ho pensato: mi viene la nausea,
adesso vomito. E poi la prima pietra mi ha colpito. Una parola o un pugno?
Male, qui, sul petto. Mi sono piegato. Sono caduto? No, no, volevo scappare.
Ah, dove? Cado sulle ginocchia. Ci sono cocci di vetro, per terra. Ci metto
sopra le mani. Grido. Male dentro, un chiodo mi trafigge la lingua. Gemo. Supplico?
Non so niente. Non capisco niente. Mi raggomitolo. E loro picchiano.
Ecco alcune righe dei loro elaborati.
Sono
molto preoccupata per il mio bambino Giulio. Ha un occhio nero. Giulio dice che
è stato un alieno. Secondo me ha giocato troppo con il pupazzo di Alien ed è
caduto giù dal letto.
(Thomas)
Prima
le parole. Graffianti come artigli affilati, gli orsi aspettano il momento
giusto per attaccare. Dopodiché affondano i denti nella mia carne. I miei
compagni… I miei compagni scappano come volpi tra le sterpaglie. Sono solo.
(Viola)
Un
bambino di nome Andrea felice come tutti gli altri. Una sera stava andando in
bagno. A un certo punto vide una persona tutta vestita di nero. Era un ladro.
(Daniel)
Continuo
a pensare a quei momenti. Tutti mi prendono in giro. Mi sento escluso. Nessuno
mi aiuta. Mi sento debole. Non mi fido più di nessuno. Andiamo tutti da Andrea
a prenderlo in giro! Ehi, tu! Sei un imbecille!
(Samuele)
Corse
alla finestra con gli occhi appannati e vide qualcosa di rosso, rosso fuoco.
Corse fuori. “Ehi!” urlò. C’era un alieno. Era coperto da un mantello, sembrava
carino e coccoloso. “Ti terrò qui, ti proteggerò, sei solo un cucciolo!”
(Vanessa)
Un
giorno come tutti gli altri. Era sera. Vidi alla finestra un uomo che mi
fissava. Era vicino a casa mia. Ero terrorizzato. Aveva gli occhi inquietanti.
(Matteo)
Era
una notte piena di felicità, per Luigi. Stava scrivendo sul diario la giornata
che aveva trascorso al museo Mufant. Ma a un certo punto sentì un rumore. Corse
alla finestra, vide un arcobaleno invaso da una polvere nera.
(Lorenzo)
Cinque
ragazzi bulli ritornarono dopo la mensa e gridarono: “Ehi, idiota, vieni qua.”
Marco fu picchiato, spinto e maltrattato.
(Vanessa)
Oggi
siamo andati a Milano per il mio compleanno. Siamo stati al museo dei
dinosauri. A un certo punto ho visto una cosa che si muoveva in mezzo alla
stanza. Uno scheletro di T-rex!
(Valentina)
Mi
sento a terra. Calciato come un pallone. Trafitto da una spada. Loro ridono e
gli altri scappano. Nessuno mi aiuta. Pugni uguali a sassi. Manate come
frustate. Il pavimento fatto di chiodi mi trafigge.
(Nicolò)
Oamai
la celula si sta per disinestare. E il tratutore si sta per scaicare… Che
sfortuna la capsula di esplorazione e esplosa appena lo inviata.
(Rocco)
Era
un giorno di scuola come tutti gli altri. Il bullismo era tornato, lui era
tornato. Perché me? Io non faccio niente di male nella vita: studio, prendo bei
voti… ma niente!
(Alessandra)
Oggi
io e la mia classe siamo andati al Mufant. È stato fantastico! E mentre stavamo
tornando a scuola, dal finestrino dell’autobus ho visto qualcosa di infuocato
cadere dal cielo. Forse… un Ufo!
(Alberto)
Nicolò
era ancora sveglio. Era felice di essere andato al Museo Egizio. Tutte quelle
sale sui faraoni, sulle piramidi, sulle costruzioni…
(Mattia)
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