Grazie all’intesa tra
Comitato Genitori, associazione Tecneke, Dirigenza e Organi Collegiali,
l’istituto comprensivo “Verjus” di Oleggio annovera tra le sue risorse un’aula
teatro attrezzata con fondale, luci, amplificazione, elementi di scenografia…
Tre sono i progetti in corso.
CYBER BULLISMO
L’attività è rivolta agli
alunni della classe Terza sez. B, in compresenza con l’insegnante Francesca
Ferazza. Durante la prima fase, ai ragazzi è stato sottoposto un questionario
ricavato da quello di “Save the children” del gennaio 2013, invitando anche
alunni di altre classi a compilarlo. Inoltre, è stato assegnato lo sviluppo di
tre argomenti dal seguente elenco:
POESIA
o CANZONE su: solitudine, timidezza, paura degli altri, sentimento di diversità,
emarginazione.
PERCHÉ
L’HO FATTO: un cyber bullo si racconta.
MI
SENTO DIVERSO/A 1: gli altri sono sempre più belli, più sicuri di sé, più
bravi, più felici.
MI
SENTO DIVERSO/A 2: gli altri non valgono niente, sono brutti, sono stupidi,
sono falliti.
ANGOSCIA
1: un attimo di debolezza, mi scatto una foto seminuda e per scherzo la mando a
uno che credevo amico; lui la posta.
ANGOSCIA
2: mi prendono in giro perché sono diverso (effeminato, grasso, disabile…), non
riesco più ad andare in internet, tempo di ritrovarmi su ogni pagina, comincio
ad avere paura di uscire di casa.
UNA
BRUTTA STORIA A LIETO FINE: dal cyber bullismo all’utilizzo di risorse: amici,
genitori, insegnanti; sconfiggere la solitudine e la paura, confidarsi,
imparare a chiedere aiuto.
DIALOGO tra una vittima e il
suo persecutore.
Gli alunni hanno proposto:di
cantare una canzone da loro tradotta dall’inglese e di realizzare un balletto
su una musica da loro scelta. Il materiale così raccolto viene riordinato e
scandito da sonorizzazioni che danno lo spunto per pantomime. In conclusione,
lo schema dello spettacolo finale è questo:
a)
coreografia:
la vittima, il gruppo dei bulli, il gruppo dei passivi.
b)
canzone.
c)
lettura dei
dati del questionario.
d)
interpretazioni
dei monologhi e dei dialoghi scritti dai ragazzi, inframmezzate da brevi
coreografie.
e) conclusione della coreografia iniziale e balletto
finale.
Abbiamo cominciato con facili
esercizi di postura e di rapporti spaziali. Poi affronteremo il movimento
scandito e la voce.
GRUPPO EMME
Sei alunni con problemi di
affezione alla scuola o di relazione o di autostima. Problemi, in generale, di motivazione. Ragazzi con interessi
scarsi che non seguono o seguono male le attività scolastiche, che non
stabiliscono rapporti positivi con gli insegnanti e con i compagni, che
oppongono un netto rifiuto alla formazione culturale, spesso apatici e
distaccati, a volte malamente reattivi, in genere poco collaborativi.
L’attività si svolge con la
compresenza dell’insegnante Sabina Bovio.
L’idea è di agganciare gli
alunni a un argomento di loro gradimento: gli zombi. Mi ispiro al libro “World
war Z” di Max Brooks. Ne leggo alcuni passi. Per la messa in scena, seguo la
struttura del romanzo: gli zombi da una parte e le interviste, i documentari, i
report dall’altra. Programmo quattro zombi e due intervistatori/testimoni. Il
cammino appare subito irto di ostacoli. Nessuno dei ragazzi ha intenzione di
fare teatro. Li faccio parlare il più possibile. Mostro le dotazioni dell’aula,
li invito a manovrare le luci led. Fanno tutto su comando, senza mostrare
interesse. Al secondo incontro c’è qualche apertura. I primi tre arrivano
ridendo, non con le espressioni scettiche e diffidenti della prima volta.
L’atmosfera è più distesa, tutti sono disposti a conversare e a sorridere. Dopo
qualche ritrosia, accettano di mettersi in gioco, ma non tutti; costoro
osservano incuriositi e danno piccoli apporti. Non hanno idea di che cosa sia
muoversi a tempo. I gesti sono legnosi, elementari, lesinati. Tutto ciò che
esce dalla conduzione usuale del corpo li sconcerta e li allarma, come se ne
andasse di mezzo la propria immagine. Dalla diffidenza alla conversazione senza
barriere. Dalla conversazione al gioco. Dal gioco alla parola recitata e alla
gestione espressiva del corpo. Un itinerario comunque percorribile, passo dopo
passo. Al terzo incontro facciamo partecipare un quintetto di ragazze con anni
di esperienza di hip hop o danza moderna che improvvisano la nascita degli
zombi. Sul loro esempio, alcuni ragazzi si prestano a movimenti timidi, celati
però dal fondale semitrasparente. Non si lanciano nemmeno nel ballo libero.
Tutte le manifestazioni di spontaneità fisica sono risicate e conflittuali.
Ritengo opportuno non forzare più di tanto per non creare fratture.
Ridisegno il progetto,
meditando di arrivare al teatro per vie traverse e in una seconda fase.
Propongo loro la
realizzazione di brevi filmati su improvvisazioni semplici. Il ricorso alla
tecnologia fa da filtro ai timori legati al corpo e alla manifestazione di emozioni,
alla finzione scenica che li stacca dalla realtà concreta e alla dinamica
relazionale. Ora si esplicitano interessi specifici: chi vuole occuparsi delle
riprese, chi delle luci, chi dell’interpretazione. I primi video sono banali,
eppure risultano significativi: un compagno seduto immobile e la videocamere
che gira intorno a lui per esplorarlo; la lettura di dialoghi a tavolino; una
ministoria: una coppia al ristorante viene assalita da uno zombi. Alcuni
elementi prima rifiutati con decisione ora sono accettati: esprimere una
narrazione con la voce e i movimenti, travestirsi.
Parte quindi il nuovo
progetto: adattare la fiaba di Cappuccetto Rosso (ribattezzata Cappuccetto
Boss) alla loro inventiva. Si abbozza una mamma isterica, una bambina armata
che spara ai lupi, un lupo molestatore… La scaletta comprende: apprendimento di
programmi di video editing (parto da “Movie maker”), realizzazione di maschere
(il video combinerà scene burattinesche ad altre in interni e in esterni),
produzione di elaborati curricolari. I ragazzi accettano. Ripetono: quando
tornano le ragazze? E noi: quando avrete accettato di mettere in scena “Zom”,
la breve recita sugli zombi. E si procede con un coinvolgimento (finora) in
crescita.
CAPPUCCETTO LUPO
Attività teatrale in orario
extrascolastico organizzata dal Comitato Genitori. Dieci alunni di Quinta
Elementare e Prima Media. La storia. Cappuccetto Rosso odia talmente i lupi che
si è cambiata il nome in Cappuccetto Lupo. Lavora per una multinazionale allo
scopo di liberare il territorio dai lupi per sostituire alla foresta un centro
commerciale. Il suo esercito è costituito da Scuoio e Diserbo. I lupacchiotti
Graffio e Dentino le rapiscono il figlio Nicolò, mentre il loro padre Licos l’affronta
per tentare di fermarla. Ci riuscirà la figlia Maela, con l’appoggio degli spiriti
della natura Anima e Vegeta.
In collaborazione con il WWF,
il Museo Civico e la Biblioteca di Oleggio, alla messa in scena sarà affiancata
una mostra sul lupo in Piemonte.
Tre modi diversi di
intervento con il laboratorio di teatro, efficace sia per obiettivi
culturali-artistici sia per obiettivi sociali. Il teatro è in grado di incuriosire,
attrarre, stimolare. Esso veicola esperienze preziose per una consapevolezza
più profonda e libera di sé, degli altri e del mondo.
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