Ho finito di leggerlo pochi minuti fa. Con enorme dispiacere. E' il sesto volume della saga di Fitz Chevalier. Niente a che vedere con i libri di pseudo fantasy scipiti e scritti male che le case editrici, o i cattivi lettori,
trasformano in best seller. Ho da poco tentato di leggere uno dei libri di quella che è considerata la più grande scrittrice italiana... ma mi sono fermato dopo una cinquantina di pagine. La Hobb, nata in California, è straordinaria. I titoli sono: L'apprendista assassino, L'assassino di corte, Il viaggio dell'assassino, Il risveglio dell'assassino, La furia dell'assassino, Il destino dell'assassino. Titoli truci per storie invece variegate e ricche di umanità, nella loro crudezza affascinante; si è trascinati in un turbine di immaginazione che incanta e perfino stordisce, con la sua potenza.
Hobb Robin, Il destino dell'assassino, Fanucci 2008, pagine 785, euro 19.50.
"Quando il principe ebbe pronunciato il giuramento alla sua sposa e ai suoi duchi, i draghi apparvero come minuscoli gioielli nel cielo. Si avvicinarono in volo, e la folla andò in visibilio come se fossero stati una compagnia di acrobati convocata per il loro piacere. Si fecero sempre più grandi, e presto non avemmo problemi a mantenete uno spiazzo vuoto mentre la gente cominciava a rendersi conto della loro taglia. La folla si azzittì quando fu chiaro che Tintaglia fuggiva dall'ardente inseguimento di Ardighiaccio. sopra le Pietre Testimoni girarono e saltarono e inscenarono finti combattimenti, piombarono tanto vicini che il vento delle loro ali scompigliò i capelli e agitò gli scialli. Insieme volarono in alto, nero brillante e azzurro argenteo, in una scalata improvvisa, quasi verticale, e poi Ardighiaccio fece un affondo e afferrò la compagna. Si accoppiarono con una gioiosa lussuria che deliziò i presenti, un buon auspicio per il principe e la sua nuova principessa. Contagarono la folla con un'ondata di sentimento e trasporto che trasformò la festa di quella sera in una notte lunga e ricordata con ioia da molti. I draghi non se ne curarono. Si accoppiarono diverse volte, fra richiami tonanti e finte sfide, e poi si buttarono sui giovenchi con una fame terrificante. Ci fu tanto sangue e disordine che anche coloro che erano rimasti a guardare i draghi al pasto decisero di tornare al castello, o assistere da una distanza più sicura". (pag. 760)
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