mercoledì 29 dicembre 2010

TRA UN LIBRO E L'ALTRO



Ho sospeso per il momento "Se muore un arlecchino", lasciandolo galleggiare nella mente, sospinto dalle correnti di qua e di là alla ricerca di isole incantate; e sto invece terminando "Messalina di brughiera", un romanzo d'occasione. In questo stesso momento sto scrivendo la scena in cui Nemain, dea della guerra, scatena due cinghiali contro Lina. Per fortuna al suo fianco c'è Beleno! Ma di che romanzo si tratta? Un fantasy celtico? Ma no. E' solo la storia di una signora di Milano tradita dal marito (e in che modo tradita!) che viene ad abitare in provincia, in una casa in mezzo al bosco. Di case ce ne sono ben quattro, nei dintorni, legate al ciclo di vita e di morte. E ciò che si costruisce crolla e da ciò che è crollato sorge un nuovo palazzo.
Vado a vedere i cinghiali e trovo questo filmato.

venerdì 24 dicembre 2010

INTERVISTA su www.letteratura-per-ragazzi.it

Emanuela, di www.letteratura-per-ragazzi.it, pubblica un'intervista incentrata sugli Orrendi. E anche il primo capitolo in pdf.
Ecco la parte finale dell'intervista.
"...

Posso dire che ogni volume conterrà due avventure e sarà quindi composto da tre sezioni: le avventure e le dinamiche tra gli Orrendi nella loro casa, che diverrà una vera e propria sede (e che sede!). Tra di loro vi sono le relazioni comuni a tutti i ragazzi: gelosie, bisticci e ripicche, innamoramenti, incomprensioni… E poi il tempo passa e loro crescono, le dinamiche si complicano. Un gruppo di ragazzi dai sette ai quattordici anni, così diversi per carattere e… condizioni fisiche, mi consente una grande varietà di interrelazioni.

Posso anche dire che in ogni volume apparirà un nuovo Orrendo.

La varietà (di personaggi, di ambienti, di cattivi, di situazioni… addirittura di piani temporali!) è una delle caratteristiche della serie e non volevo che il gruppo rimanesse tale e quale per sempre. Qualche Orrendo potrebbe anche allontanarsi per risolvere questioni personali, e altri se ne possono aggiungere, incontrati durante le avventure.

Quale sarà l’Orrendo in più del secondo volume? Saranno addirittura due, e vi stupiranno."

giovedì 23 dicembre 2010

ALCUNE RECENSIONI DEGLI ORRENDI


Per chi: per chi teme o ama la “diversità”. Consigliato dai 9 anni
Storia: Un inno alla diversità. Quattro ragazzi combattono ogni giorno contro la cattiveria e la diffidenza della gente nei loro riguardi. Morta, Macabro, Scossa e Albein sono infatti quattro teen mostruosamente “speciali” e quindi emarginati. Ma quando si incontrano, fanno squadra e proprio grazie alle loro “particolarità” si trasformano in eroi, in aiuto dei bambini in difficoltà
Segno particolare: copertina “terrificante” e racconto ritmato.

www.radiomamma.it

Sono creature che appartengono alla morte, alla notte, all’inesplorato. E’ facilissimo per loro spaventarvi; ma se invece della vostra paura ascoltassero il loro cuore e decidessero di cercarsi un amico? Il loro aspetto è orribile e terrificante, i loro poteri sono sovrumani, ma per un amico, certo, tutto cambierebbe. (Lucia, Libreria Moderna, Udine ).

www.fuorilegge.org

Consiglio vivamente questa piccola perla della letteratura per l'infanzia. Ci sono libri che dovrebbero avere molta piu' visibilita' di quella che in realta' hanno. "Orrendi per sempre" e' un capolavoro, per lo stile di scrittura asciutto e diretto, il ritmo incalzante, il continuo interesse e gli innumerevoli messaggi che trasmette ai ragazzi. In particolar modo il senso della diversita' e dell'emarginazione come qualcosa da non ignorare. I personaggi acquistano carisma dopo poche pagine e il semplice, seppur sapiente intreccio, della trama conduce a un finale esaltante. Comicita' e ironia condiscono la storia di questi 'macabri' personaggi facendo sorridere il lettore, in particolar modo nella figura di Spizzo. Questo libro non dovrebbe mancare nella vostra biblioteca, se amate la letteratura per ragazzi. Il mio e' stato quasi un colpo di fulmine: visto di passaggio per i corridoi della libreria e subito raccolto. Copertina meravigliosa! Si vede anche al buio!

"-Albein e' bravo- disse. -Ho conosciuto bambini senza gambe. Se avessero avuto le sue...Ma perche' anche lui e' solo, dato che ...e' normale, no? A parte le gambe. Uno intelligente come lui non l'ho mai incontrato. Che forza la lavatrice!-
-Le persone- rispose Reginald -hanno persino paura di non essere tanto speciali come credono. Quando incontrano uno come Albein, lo detestano perche' lui e'...non solo e' piu' intelligente, ma anche modesto. Se Albein fosse stupido e saccente, lo accetterebbero senza dificolta'-
-Come e' strano il mondo!-
Com'e' cattivo, avrebbe voluto correggerlo Reginald. Ma questo Macabro lo sapeva gia'. Anche lui, come tutti loro, preferiva comunque pensare che un giorno il mondo sarebbe potuto migliorare, perche' di persone buone in giro ce n'erano parecchie, anche se non si facevano notare quanto le altre". (Beraniel, 5 dicembre 2010) –

http://www.anobii.com/books/Orrendi_per_sempre/9788809752887/0189dc9ba9300d6fe6/

Che piacevole scoperta! Non conoscevo questo scrittore e devo dire che sono rimasto colpito positivamente. Il libro reinventa il classico gruppo di super eroi in maniera ironica e briosa, con una scrittura molto scorrevole. Grande cura anche per l'aspetto grafico (abbastanza insolita per un progetto tutto italiano) con le splendide
illustrazioni di Iacopo Bruno e l'ottima impaginazione. Ottimo per i più piccoli, ma anche gli adulti potranno divertirsi leggendo le avventure degli orrendi. (Iri)
Voto: 4 / 5

www.ibs.it

A dispetto del nome gli Orrendi per sempre (Giunti junior) sono una squadra affiatatissima, sempre pronta a soccorrere i bambini in difficoltà: Morta, Macabro e Scossa sono ragazzi molto speciali che scoprono i loro poteri e la loro missione grazie ad Albein, genietto inventore. Il libro è firmato da Aquilino: insegnante fino al 2006 che ora si dedica a scrivere libri per bambini e ragazzi ma che è anche regista e autore teatrale.

Il nuovo diario messaggero – 23/12/2010.

E in tema di horror e humour, sulla scia del mitico “Vampiretto” di Angela Sommer Bodenburg, arriva una nuova serie tutta italiana. Ha per protagonisti nientemeno che una zombie, Morta, un ragazzo col corpo costellato di ferite che non si rimarginano mai, Macabro, una ragazza che quando si emoziona lancia scariche elettriche, Scossa, e un giovanissimo e geniale paraplegico, Albein: improbabili e simpatici eroi che, nonostante la paura che suscitano, scelgono di aiutare i bambini in difficoltà.

Andersen - novembre 2010

… questo nuovo romanzo che continua la vena neogotica del fantasy italiano.

Elle - dicembre 2010

Morta perde i pezzi del proprio corpo, ma li riattacca. Macabro è deturpato da orrende ferite. Scossa lancia scariche elettriche. Albein è un genio che non cammina. I quattro formano il gruppo degli “Orrendi”, per difendere i bambini in difficoltà.

Intimità - 29/12/2010.

In luoghi diversi del mondo vivono quattro ragazzi che, a causa del loro essere speciali, si trovano a combattere quotidianamente con l’ostitlità e la diffidenza della gente. Morta, nomen omen, è morta e spesso perde pezzi del proprio corpo decomposto, riattaccandoli con noncuranza; Macabro ha il corpo costellato di ferite infette e sanguinanti che non si rimarginano mai; Scossa, quando prova qualsiasi emozione, lancia scariche elettriche. Infine c’è albein, piccolo genio paraplegico, rifiutato e isolato dai compagni che non ne comprendono l’intelligenza. Sarà Albein, con una sua invenzione, a permettersi ai ragazzi di incontrarsi e di trasformarsi negli “Orrendi”: un gruppo affiatato di amici che riesce ad aiutare i bambini in difficoltà. A loro si aggiungerà anche Spizzo, l’unico amico di Albein, un bambino simpatico e coraggioso ma costantemente discriminato a scuola perché straniero.

… il primo libro di una serie che ha per eroi cinque amici mostruosamente simpatici che, tra mille avventure, conquisteranno i lettori con i loro difetti, trasformando i punti di debolezza in punti di forza.

Leggere: tutti - novembre 2010.

venerdì 17 dicembre 2010

GARGAZZONE






Gargazzone, 1598 abitanti, tra Bolzano e Merano, nella Valle dell'Adige. Anche qui filari a non finire di meli. Scuola materna e primaria... "un parco giochi di 5.000 mq che nel 2000 ha portato al comune il riconoscimento di “Comune amico dei bambini“. Da maggio 2010 Gargazzone possiede una piscina naturale nella quale l’acqua viene purificata solo attraverso le piante escludendo così l’utilizzo di cloro o aggiunta di sostanze chimiche. Oltre ad un ruscello con una vasca per i piccoli, il complesso balneare offre una piscina per non-nuotatori nonché una vasca di 50 m per gli sportivi"... associazioni di tutti i tipi, casa per gli anziani, teatro... un posto dove è bello vivere, una comunità i cui membri vivono in armonia, senza grossi conflitti.

La provincia di Bolzano ha approvato un progetto elaborato da Roberto Canali, il bibliotecario. Ho già lavorato per due anni a Laives e torno volentieri tra le montagne dell'Alto Adige. Ma questa volta è diverso. Roberto mi informa che sono il primo italiano a insegnare in una scuola tedesca. Eh, sì, là ci sono scuole italiane e scuole tedesche, e anche doppie biblioteche, doppi assessorati... Ma che cosa vado a fare in una scuola tedesca? A stimolare i bambini, a sensibilizzarli verso un apprendimento indispensabile per entrare nel mondo del lavoro (il bilinguismo è il prerequisito primario), ma che alcuni prendono sottogamba o... "io sono tirolese puro, a me non serve l'italiano".
Il progetto s'intitola "Dalle parole alla storia interpretata".
Non voglio fare una brutta copia dell'attività curricolare, quindi niente grammatica. La maestra Alessandra ha presentato alla classe il mio libro "Mondo di moistri", ma mi rendo subito conto che molti alunni non sono ancora in grado di leggere e capire un libro in italiano.

Parto da quattro parole pescate dal testo, utilizzando strategie ludiche per catturare l'attenzione. Chi ha già abilità linguistiche mi fa da traduttore.
Dalle parole passiamo alle frasi e poi a un breve racconto scritto in gruppo. Lettura e drammatizzazione. Altri esercizi di scrittura creativa. Arricchiamo le drammatizzazioni con i piccoli strumenti di cui è dotata l'aula-laboratorio. I ragazzi sono molto abili, imparano in fretta a dare più espressività alla voce, le scenette sono gustose, efficaci, perfino ricche di suggestioni (il tema dominante delle due mattinate è la paura, il mostro...).
Insomma, tutto procede bene e i risultati sono immediati. L'alunno che si rifiutava di parlare decide di partecipare alle attività: legge il racconto ai compagni e risponde alle mie domande di sintesi. Un applauso scrosciante rinforza il suo avvicinamento alla lingua italiana.

Nel pomeriggio Roberto mi porta a Merano. Giro nel mercatino di Natale e poi per le vie principali, eleganti, con bei negozi. Qualche acquisto e ritorno in albergo per mettere a fuoco le attività per la mattinata a scuola.
In serata, un incontro con i genitori, presente l'assessore italiano. Espongo il progetto e le mie impressioni, rispondo alle domande...

In conclusione, esito positivo di un'esperienza pilota. L'assessore mi parla dell'impegno politico per l'integrazione delle due culture e del suo desiderio di fare teatro nelle due lingue. Roberto mi espone già un progetto da realizzarsi tra un anno. E' confortante sapere che ci sono ancora politici che lavorano per unire e integrare, per creare condizioni di pace e collaborazione. Peccato che questo assessore e altri come lui non siano al governo.
Tornerò volentieri tra i meli. Anna, bibliotecaria, mi saluta con una confezione di biscotti tipici. Un'esperienza dolce sotto tutti i punti di vista.

sabato 11 dicembre 2010

SERATA SPECIALE CON ENRICO


Enrico Bonavera.

"Enrico Bonavera è nato a Genova nel 1955. Da più di trenta anni lavora per il Teatro con una concezione completa del Mestiere e dell’Arte. Oltre che attore, infatti Bonavera è autore, regista e docente. Da attore ha lavorato con Compagnie Stabili, come il Piccolo Teatro di Milano (regie di Giorgio Strehler, Botho Strauss, Ferruccio Soleri, Carlo Battistoni), il Teatro Stabile di Genova (regie di Marco Sciaccaluga), il Teatro Stabile del Veneto (regie di Giulio Bosetti, Giuseppe Emiliani, Eugenio Allegri), il Teatro Comunale dell’Opera di Genova (regie di Gianni Amelio), il Teatro Comunale di Modena, il Teatro della Tosse (regie di Tonino Conte, Nicholas Brandon, Filippo Crivelli, Sergio Maifredi). Ha lavorato con Compagnie Private, come PRO.SA. di Roma (regie di Augusto Zucchi), Lexus di Roma, Teatro Carcano Milano (regie di Giulio Bosetti), Teatro dell’Archivolto Genova (regie di Giorgio Gallione), La Piccionaia-I Carrara di Vicenza (regie di Titino Carrara, Marcello Bartoli), Teatro Olmetto-Duende Milano, Gli Eccentrici Dadarò, Tag Teatro Venezia, Teatro del Tamburo Genova, Sosta Palmizi Arbalete, Teatro del Sole Milano, La Chiave di Campopisano, Il Capriccio di Genova. Ha girato due film, “Mozart und Daponte” Vienna 1988 regia Gernot Friedel e “Petri Tarar” Le lacrime di san Pietro, Stoccolma 1995 regia Eric Hortnagl. Nel 1996 è stato premiato al Festival di Borgio Verezzi come miglior attore per Arlecchino nei “Due gemelli veneziani” di Goldoni. Nel 2007 ha ricevuto l’Arlecchino d’Oro, che ha premiato la sua attività di attore, premio già assegnato a Dario Fo, Marcel Marceau, Ferruccio Soleri, Giorgio Albertazzi, Paolo Poli, La Fura dels Baus, Meredith Monk tra gli altri. Oggi la sua fama internazionale è dovuta ai ruoli di Brighella e Arlecchino nel celebrato “Servitore di due padroni”, lo spettacolo cult diretto da Strehler, che ancora vive grazie al Piccolo di Milano e al grande Ferruccio Soleri, di cui Bonavera è diventato l’erede naturale, quindi Enrico Bonavera è il nuovo Arlecchino nella Storia del Teatro. Ha calcato i palcoscenici del mondo intero, perchè le tournee di Arlecchino lo hanno portato, oltre che in tutta Europa, in Asia, America, Africa e Oceania. Da autore e regista ha scritto o adattato diversi spettacoli, come Amphiparnaso, Barba e baffi, Wanted, il segreto dell’attore mascherato, La spocchia di Fuagra, Ai vist lo loup, Insalata russa, Il testamento del capitano, Piuma e altro, oltre a fare la regia di “Don Giovanni di Moliere” per la Compagnia I Carrara di Vicenza. Le dimostrazioni di lavoro, che sono in realtà sempre lezioni e spettacoli, sono ideate e realizzate da lui stesso. Da docente vanta numerose docenze: Scuola di Recitazione dello Stabile di Genova, Drammaturgia al DAMS di Imperia, Scuola Teatro all’Avogaria di Venezia, Scuola Europea di San Miniato, Centro Maschere Abano di Donato Sartori, Scuola Perfezionamento Stabile del Veneto, Mimo per Opere Carlo Felice di Genova, ENSATT, Lione (Francia), Studium Actoris, Fredrikstadt (Norvegia), collaborazione con Università di Genova, Pisa, Firenze, incontri didattici a Singapore, Giakarta, Surabaya, Dublino, Oguni, Kamakura, Tokio, San Paolo, Parigi, Cina, Egitto, Algeria, Austria, Germania, Inghilterra, Turchia, Spagna, ecc."

"Il percorso guidato di Enrico Bonavera è un incontro divertente e appassionato con i personaggi chiave di Zanni, Pantalone, Capitano, Brighella, Arlecchino, Pulcinella, il Dottore e con gli strumenti del mestiere di chi li interpreta. Una finestra sulle diverse realtà dell'uomo e sulle sue possibili rappresentazioni. - Dice Bonavera: se sono 'cascato' dentro alla Commedia dell'Arte lo devo alla maschera di Arlecchino, e se ci sono rimasto, é per la scoperta di un luogo immaginario e trasversale dove in passato si sono incontrate competenze e discipline artistiche diverse. La maschera mi ha fatto scoprire che esiste ancora oggi un bisogno di teatro di 'archetipi', in cui il pubblico possa ritrovare e riconoscere la rappresentazione degli aspetti più profondi e semplici dell'essere umano. Il Canovaccio - questa struttura non scritta - mi ha proposto una figura di attore autonomo, 'totale', capace di governare corpo, voce e mente, e di mettere tutti gli strumenti al servizio di una situazione drammatica, di un gruppo di colleghi ed, insieme, del proprio pubblico. Un teatro di grande rigore e di grande libertà, di realismo e di follia insieme. Non dunque uno 'stile' di teatro, ma un 'genere' omogeneo, unificato da un linguaggio immediato e semplice : il realismo stilizzato. Per me é importante pensare che quel linguaggio oggi appartiene anche a storie diverse: dall'Opera di Pechino, al teatro epico di Brecht, dalla farsa napoletana, alla crudeltà di Moliére, e che non si é fermato alla riproduzione, per altro superata nel suo nascere da Ruzante ed esaurita da Goldoni, della consueta trama degli Amanti. Dunque un linguaggio, che parte dai Buffoni del quattrocento, dai Ciarlatani e dagli affabulatori di piazza, per arrivare fino a noi, cambiato nei modi, ma sostanzialmente uguale nelle regole. Maschere, nasi finti, posticci, cartelli...tutto lavora per un continuo straniamento del gioco 'facciamo finta che'. La mimesi si compie e al tempo stesso guarda ed irride a sé stessa."
(http://www.teatrika.it/festival/dettaglio-programma/6-i-segreti-di-arlecchino.html)

I SEGRETI DI ARLECCHINO, Spazio Tertulliano.

Nel piccolo teatro il contatto con l'attore è un regalo prezioso, una magia che i grandi stabili non possono offrire. Enrico è lì, a due passi da me, e per più di un'ora dà voce e corpo a personaggi straordinari, usciti freschi freschi da un libro di fantasie senza confini, o da un sogno. E' narratore che presenta sé stesso e non è mai sé stesso, ma Pantalone, il Capitano, Arlecchino... perfino un inquietante pupazzo-Pulcinella più vivo di un vivo, attore di grande efficacia (che duetto indimenticabile! che verità, che tenerezza!). Enrico mi regala emozioni, ma non solo emozioni. Apre la porta su mondi, invita a curiosare, ad avventutarsi in altre esplorazioni. Signori, questo è l'attore. "L'Arlecchino servitore di due padroni" è fermo fino all'autunno. Un crimine. Siamo in una fase storica in cui i cittadini devono trasformarsi in sudditi, e tacere sempre. Ma ci sono cittadini particolari che non tacciono mai, e tra questi gli artisti. Sarà per questo che si vuole soffocare e distruggere quello che nel nostro paese c'è di bello, di unico, di invidiato nel mondo? Quel mondo che non capisce perché lasciamo crollare Pompei, perché non diamo spazi e incentivi agli artisti e agli intellettuali, perché ci stiamo riducendo a una mediocre e meschina repubblichetta da bieca e volgare osteria. Enrico Bonavera è un grande artista, ma chi osannano gli idioti che altri idioti hanno messo sul trono? Gli incapaci. Per forza, sono simili a loro. L'arte è ferita, ma a nessuno importa. Si celebrano solo gli eroi della violenza, o i santi della religione, ma non si celebra mai chi giorno dopo giorno si dedica con enorme fatica a difendere la bellezza e la verità. Non sono benvolute, nel nostro paese. Se chi comanda è brutto dentro e fuori, detesta la bellezza. Se chi comanda è falso e corrotto, detesta la verità. Grazie, Enrico.

COSI' DISSE

Così disse. Gli uomini piangono miseria et disoccupazione, sono senza scuola et senza sanità, non hanno la pensione et nemmeno la casa, et pregano i santi. Bene, così sia et così si vada avanti. Così disse et così sia. Ma avanzano le forze del male. Onesti, gay, artisti, divorzisti et abortisti, eutanasici et neweigiani, atei et laicisti, preservativisti et onanisti minacciano il tempio. Bisogna fermarli. Così disse, così sia. Cercate un uomo falso, non molto alto, liftato et telegenico, comico et ignorante, sbruffone et megalomane, opportunista et vile, corrotto et corruttore, anofilo et cantante, ricco et possidente et fatene il baluardo della fede, così disse et sia. E voi, uomini di dio, invocate l’anatema et sprofondate nella geenna gli uomini (le donne tutte) che non cantano le lodi, che non cedono l’otto per mille et che non fanno il presepio. Et i bambini che dicono bugie. Per la gloria sua in terra, così disse così sia, c’è chi comanda et c’è chi obbedisce, noi comandiamo su tutti e due. Così disse et sia così sempiterne saeculis in saeculorum semper et sia così et disse.

giovedì 9 dicembre 2010

ORRENDI PER SEMPRE recensione


Consiglio vivamente questa piccola perla della letteratura per l'infanzia. Ci sono libri che dovrebbero avere molta piu' visibilita' di quella che in realta' hanno. "Orrendi per sempre" e' un capolavoro, per lo stile di scrittura asciutto e diretto, il ritmo incalzante, il continuo interesse e gli innumerevoli messaggi che trasmette ai ragazzi. In particolar modo il senso della diversita' e dell'emarginazione come qualcosa da non ignorare. I personaggi acquistano carisma dopo poche pagine e il semplice, seppur sapiente intreccio, della trama conduce a un finale esaltante. Comicita' e ironia condiscono la storia di questi 'macabri' personaggi facendo sorridere il lettore, in particolar modo nella figura di Spizzo. Questo libro non dovrebbe mancare nella vostra biblioteca, se amate la letteratura per ragazzi. Il mio e' stato quasi un colpo di fulmine: visto di passaggio per i corridoi della libreria e subito raccolto. Copertina meravigliosa! Si vede anche al buio!

"-Albein e' bravo- disse. -Ho conosciuto bambini senza gambe. Se avessero avuto le sue...Ma perche' anche lui e' solo, dato che ...e' normale, no? A parte le gambe. Uno intelligente come lui non l'ho mai incontrato. Che forza la lavatrice!-
-Le persone- rispose Reginald -hanno persino paura di non essere tanto speciali come credono. Quando incontrano uno come Albein, lo detestano perche' lui e'...non solo e' piu' intelligente, ma anche modesto. Se Albein fosse stupido e saccente, lo accetterebbero senza dificolta'-
-Come e' strano il mondo!-
Com'e' cattivo, avrebbe voluto correggerlo Reginald. Ma questo Macabro lo sapeva gia'. Anche lui, come tutti loro, preferiva comunque pensare che un giorno il mondo sarebbe potuto migliorare, perche' di persone buone in giro ce n'erano parecchie, anche se non si facevano notare quanto le altre".

(aNobii)

lunedì 6 dicembre 2010

EGOISTI E PREPOTENTI


Egoisti e prepotenti, i verdoni fanno la guardia alla dispensa e non lasciano avvicinare cinciallegre, passeri e fringuelli. E' proprio un mondo di verdoni!

INVERNO

domenica 5 dicembre 2010

UOMINI-ANIMALI


Riporto l'inizio delle recensione di Massimo Vallerani, docente presso l'Università di Torino, a "Visibilmente crudeli. Malviventi, persone sopette e gente qualunque dal Medioevo all'età moderna" di Giacomo Todeschini, ed. Il Mulino. L'ho letta durante la serata di presentazione dei miei libri, per spiegare in quale modo risultassero collegati.

"Quando i venerabili patres cristiani del secolo IV costruirono il complesso edificio istituzionale e ideologico della chiesa cattolica immaginarono una società a cerchi concentrici, con un nucleo di eletti illuminati dallo spirito santo, formato dagli stessi vescovi e da quanti tra i fedeli erano in grado di capire le sacre scritture; al di fuori di questa cerchia si trovavano i semplici fedeli, di buona fama e rispettabili, vale a dire obbedienti ai precetti della chiesa cattolica; poi, più esterni, i villici, gli abitanti del suburbio, simplices, ignoranti e fragile preda di superstizioni contrarie alla fede; ancora dopo, tutti i "minorati" per qualche ragione, giuridica o fisica, anche senza colpe, come le donne, gli infanti, i pazzi, gli stolti; e infine, fuori di qualsiasi recinto, i reietti, i nemici della fede, gli eretici, gli apostati, gli ebrei e in generale i delinquentes, persone malvagie, incuranti della propria reputazione e per questo nemici naturali e impenitenti della fede cristiana. Tutti questi, esclusi, o più frequentemente autoesclusi e per nulla consapevoli della propria condotta, non solo erano fuori del novero dei fedeli, ma dovevano essere espulsi anche dal consesso civile, perché ritenuti indegni, incapaci di fides e dunque privi di credibilità e di affidabilità. Erano persone naturalmente ribelli, perché la mancanza di fides religiosa portava con sé un'assenza sia di fides come fiducia, necessaria a stabilire relazioni sociali positive, sia di fidelitas come obbedienza al potere politico.
Di più, per i dotti padri della chiesa, intrisi di cultura romana – che aveva attentamente graduato la personalità giuridica secondo l'età, il sesso e la condizione sociale dei soggetti –, i non credenti e gli infedeli erano di fatto "non persone": erano "uomini-animali", privi delle facoltà intellettive necessarie a penetrare la parola divina e ad accettare la guida imposta dai patres della chiesa trionfante. L'uomo non cristiano è respinto in uno stato di abbrutimento animalesco che lo denuda della stessa definizione di uomo: chi non ha lo spirito santo, è "segregato dalla chiesa", e dunque è un animalis, conduce una "vita bestiale", come scrive sant'Agostino sulla scia di san Paolo. Al di fuori della civitas cristiana, che si identifica con la società politica in generale, si trova solo una silva incolta, abitata da demoni e da bestie."

OBBEDIRE SEMPRE, PENSARE MAI


Tra le cose più terribili della vita metto la condizione di chi fa parte di una società ritenuta civile nella quale la libertà di pensiero e il rispetto delle individualità sono solo parole. Una società che instaura un sistema di controllo totale, che soffoca la diversità e il dissenso, che pone le proprie fondamenta sull'ingiustizia e sullo sfruttamento. Lo può fare perché l'obiettivo non è il benessere per tutti, ma il superfluo per pochi. E' una società elitaria in cui la massa viene sempre più ricacciata in uno stato di abbrutimento, resa tale e quale a una mandria ottusa. La si governa con facilità, suggestionandola fino a renderla disponibile al macello. Una società senza idee, modellata su ideologie che si basano solo sulla retorica di un pensiero autoreferente. Esso sobilla le persone, ne solletica gli istinti più egoistici e aggressivi, spacciando per ideale ciò che è solo ipocrisia, violenza ingiustificata, ignoranza, fanatismo.
Questa società fa paura. Tutti i limiti vengono presto infranti e crimini quali aggressioni, linciaggi e distruzioni sono giustificati in modo farneticante. Fa paura anche perché non solo incoraggia, ma premia l'aggressore, come anche l'evasore e il truffatore.
Questa società è retta da furbi idioti, violenti e ignoranti. Non hanno pudori, non hanno remore, ed egocentrici, cinici, megalomani, presuntuosi, bugiardi e infidi, inibiti emotivamente, incapaci di empatia come sono scoprono in sé forti attitudini al potere più vile e abietto.
Ecco perché ho scritto che si tratta di una condizione terribile.
Perché la vita di persone sensibili e intelligenti, alle quali non interessa la prevaricazione sugli altri sotto forma di potere politico, è pesantemente condizionata da questi vermi spietati che uccidono e distruggono le cose più belle.
Ma come può un popolo tollerare una situazione simile?
In particolare il popolo italiano?
Per farlo, bisogna che sia masochista. Che adori essere comandato. Che senta il bisogno di avere sopra di sé figure più simili a semidei che a uomini. Che abbia coltivato forme di ingenuità e di superstizione. Che sia carente di autonomia e senso di responsabilità personale. Che preferisca i soliti panem et circenses a soddisfazioni più profonde e durature. Che sia suggestionabile. Che aborrisca da ogni rivoluzione, convinto che l'autorità va comunque rispettata. Che prediliga la vita in branco a quella solitaria. Che ami la violenza come espressione di virilità. Che sia maschilista. Che...
Noi non abbiamo solo la Patria, abbiamo anche Dio, e insieme generano la Nazione. Noi non abbiamo solo un supercapo, ne abbiamo due: il premier e il papa. Noi non abbiamo solo gli eroi, abbiamo anche i santi. Non abbiamo solo la Costituzione, ma anche il catechismo. Non solo il municipio, ma anche la chiesa...
Presi tra due fuochi, i cittadini italiani non hanno via di scampo.
Obbedire sempre, pensare mai.
Altrimenti si è sovversivi, terroristi, contronatura, animali, sottospecie, nemici da sconfiggere con la censura, la diffamazione, la prigione, la scomunica, il licenziamento... e magari le bastonate.
E non manca chi ci ha lasciato la pelle.

venerdì 3 dicembre 2010


Aprite i libri con religione; non guardateli superficialmente, perché in essi è racchiuso il coraggio dei nostri padri; soprattutto amate i poeti: essi hanno vangato per voi la terra per tanti anni, non per costruire tombe o simulacri, ma altari. Pensate che potete camminare su di noi come dei grandi tappeti e volare con noi oltre la triste realtà quotidiana. A. Merini.

Non ho letto molto di Alda Merini, ma mi è bastato per decidere che non mi piace. Non ci trovo il gioco della rima e dell'assonanza, la metrica, la singolarità lessicale, lo stupore dell'accostamento, il lampo dell'intuizione... Nemmeno spunti di riflessione o aperture su nuovi punti di vista.
Religione... il coraggio dei nostri padri... altari... brr, mi vengono i brividi. In queste poche righe c'è tanta retorica da erigere un monumento di regime. I libri sono libri, non magie. Ce ne sono tantissimi che andrebbero bruciati prima ancora di aprirli. Falsi, ipocriti, bugiardi, mistificatori, violenti, demagogici, fanatici... Via, via, la terra vangatela per seppellirli. Il coraggio dei padri? Dipende da quali. Quelli celebrati nei libri e nelle commemorazioni spesso sono stati solo megalomani ignoranti o criminali. Altari? Basta con gli altari! Volare sui tappeti sì, ma solo per solcare i cieli dell'immaginazione, non per leggere le poesie della Merini. E poi questa triste realtà quotidiana! E' l'unica che abbiamo, e definirla triste è da depressi o da snob. La direi piuttosto tragica, sanguinolenta, ingiusta, oppressiva... ma direi anche che spesso la realtà offre momenti di gioia e che il mondo è bellissimo, ma sta a noi entrarci in sintonia. Il mondo è vivo, siamo noi che spesso non lo siamo. O lo siamo in modo fasullo.


UN'ALTRA PRESENTAZIONE DI VERGINELLA

Il dramma degli abusi raccontato al teatro Calcara di Crespellano

26/11/2010

L’orrore degli abusi in famiglia in uno spettacolo fortemente evocativo, dal ritmo travolgente ed emozionante fino alla commozione. Venerdì 26 novembre alle ore 21, il Teatro Calcara di Crespellano (via Garibaldi 56) accoglie la giovane e coraggiosa compagnia Lupusagnus con lo scottante testo firmato da Aquilino Verginella che racconta le molestie in famiglia dal punto di vista della vittima e dei carnefici (biglietto intero 10 euro, ridotto 8).

Diretto da Stefano De Luca e interpretato da Marta Comerio, Tommaso Banfi e Annamaria Rossano - tutti formatisi alla scuola di Giorgio Strehler -, Verginella è la storia di una ragazzina di undici anni, che fugge dall’istituto a cui è stata affidata dopo che la madre e lo zio sono stati arrestati con l’accusa di molestie sessuali. Rifugiatasi in una chiesa, alla statua silenziosa di Gesù Verginella confiderà, con terribile semplicità, il suo passato di emarginazione e violenza. E lo fa con le parole, poetiche e devastanti insieme, di una bambina sospesa tra amore e terrore, tra negazione e disperata ricerca di soccorso.

In un serrato montaggio drammaturgico, sulla scena fatta di semplici panche che di volta in volta diventano chiesa, cella, tribunale e camera da letto, compariranno anche la madre durante l’interrogatorio in questura e lo zio sotto processo in tribunale. Entrambi racconteranno la loro versione dei fatti, gli abusi e le complicità, svelando la loro natura di carnefici e di lupi, che come ombre spaventose continueranno a tormentare l’animo della bambina.

Secondo spettacolo di una trilogia dedicata alla famiglia, Verginella è “un testo che parla di paura e di emarginazione - spiega il regista Stefano De Luca -, in cui la famiglia diventa specchio di un aberrante circuito di potere dai confini più ampi di quelli di una casa. Tematiche come queste - aggiunge - non possono essere affidate soltanto all’informazione spettacolarizzata né semplicemente all’aspetto giudiziario delle vicende di pedofilia. Noi crediamo che il teatro possa e debba offrire il suo contributo allo sviluppo di una società matura”.

Come momento di elaborazione sul tema degli abusi, dopo lo spettacolo il pubblico sarà coinvolto in una discussione con gli attori e il regista della compagnia. “Questi incontri - conclude De Luca - sono parte integrante del lavoro di Lupusagnus e costituiscono un elemento distintivo del nostro modo di intendere il teatro e la relazione con il pubblico”.

Per consentire agli spettatori di assistere allo spettacolo, il Teatro Calcara mette gratuitamente a disposizione delle famiglie lo “Spazio bimbi”, una ludoteca con personale qualificato dove i più piccoli possono giocare e fare amicizia.

Lo spettacolo Verginella apre il cartellone “Nuovi teatri".

(da "Pace e diritti umani", http://www.paceediritti.it/wcm/pace_diritti/index.htm)


giovedì 2 dicembre 2010

Educational 2008 - 2009 Piccolo Teatro Milano



Un bel ricordo del laboratorio di "Mamma mammazza". Quanto tempo è passato! Ma a febbraio rieccola in una nuova edizione.

domenica 28 novembre 2010

INCONTRO D'AUTORE



Presento "Un fauno in legnaia" e "Le crociate dei Santi Innocenti" a Oleggio. In sala un centinaio di persone. Modera Maria Paola Arbeia di "La Stampa". Un breve saluto di Aldo Palatino, presidente della Pro Loco che ha organizzato l'evento, e dell'assessore alla cultura e vicesindaco Andrea Baldassini. Apre la serata il gruppo "Los scariolantes" che eseguirà quattro pezzi legati al medioevo: King Richard I, Scarborough fair, Donna lombarda e Pellegrin che vien da Roma.
Alessandro Valli, presidente della biblioteca, introduce l'argomento della crociata dei fanciulli del 1212 e mi invita a fare alcuni approfondimenti. Poi Maria Paola Arbeia mi pone alcune domande relative al "Fauno in legnaia". Il pubblico è invitato a intervenire e così si parla di ciò che unisce i due libri (il "reietto o animalis" al di fuori della chiesa), della metodologia di scrittura, della valenza biografica...
Una serata calda, agile, con un pubblico molto interessato. E infine tutti di sopra per un buffet dolce e salato da acquolina in bocca. Con il buon vino di Mezzomerico.
Che dire? In tanti attorno ai miei libri, attorno a me. Ho sentito molto affetto. Sono riconoscente, grato di un'attenzione che mi stimola a fare sempre meglio.

IL TEATRO DI CALCARA


Gestito dal "Teatro delle Temperie", quello di Calcara è un piccolo teatro di grande respiro.
Un articolo de "L'Unità" del 15 ottobre.

A Crespellano se fai la maschera gratis puoi anche studiare da attore

Dall'apertura il 23 ottobre con Riondino e Vergassola al doppio appuntamento con Oscar de Somma per la chiusura di fine marzo, sono 21 gli spettacoli per la quinta stagione del teatro Calcara di Crespellano, due in più della scorsa stagione: «È per soddisfare le richieste dei nostri spettatori - spiega la direttrice artistica Margherita Zanardi - che abbiamo aumentato il numero degli spettacoli, superando la crisi e le mille difficoltà che stanno affrontando i teatri di bologna e un pò di tutta italia». A Calcara i finanziamenti arrivano per il 55% da sponsor privati, il 30% dal Comune, il 5% dalle amministrazioni di Anzola e Bazzano e il restante 10% dal botteghino (che spesso registra il tutto esaurito). Per contenere al massimo le spese, «le maschere sono volontari - aggiunge Zanardi - e barattano il loro impegno con la possibilità di partecipare gratuitamente ai corsi di recitazione che animano il teatro tutto l'anno». La programmazione vedrà alternarsi sul palco di crespellano artisti affermati della scena nazionale, giovani emergenti e rodate compagnie dialettali. Quattro i diversi cartelloni che avranno tra gli ospiti, oltre al duo Riondino-Vergassola in scena con la rivisitazione comica della «Madame Bovary» di Flaubert, anche Maria Paiato (il 10 dicembre con «Quattro di sessanta», lettura-spettacolo di alcuni racconti di Buzzati) e Sergio Pierattini con il «Il gregario» (18 marzo). Durante la stagione ci saranno anche spettacoli di denuncia su tematiche d'attualità, dalle molestie sessuali in famiglia (il 26 novembre, «Verginella» della compagnia Lupusagnus) allo sfruttamento della prostituzione («Chiòve» della compagnia Teatri Uniti, il 7 gennaio), dai desaparecidos argentini («Por la vida», un racconto della compagnia Narramondo, l'11 febbraio) ai manager che hanno perso il lavoro a causa della crisi («Top dogs» per la regia di Massimo Navone, l'11 marzo).

sabato 27 novembre 2010

VERGINELLA DRITTO AL CUORE


Partiamo con lieve ritardo perché Betti fa mettere gli pneumatici invernali e alle ore venti raggiungiamo l'agriturismo "Caselvatica" in Caldara di Crespellano, ad appena una decina di chilometri da Bologna. Ritiriamo i biglietti alla cassa, un abbraccio a Stefano e andiamo al bar per un decaffeinato. La sala non è grande, ma è piena, molta gente di età avanzata, ma anche giovani. Stefano si è ritrovato senza tecnico, un pomeriggio di lavoro dedicato più alle luci e all'impianto audio che alle prove, finisce trafelato che sono quasi le nove, si va in scena.
Una platea attenta, come se assistesse a un rito. Io mi tormento un poco: si staranno annoiando? è troppo lungo? la scena dello stupro è troppo forte?
Quando le luci si spengono sull'ultima immagine della mostruosa famiglia abusante, si rimane come sott'acqua. Una pausa infinita di silenzio teso. Poi la signora accanto a noi batte le mani, e gli applausi scrosciano. E non smettono. Uno grida: bravi! Un'altra: bravissimi! E altri sfogano la tensione continuando ad applaudire e ad acclamare.
Appare Stefano. Lupusagnus è solito invitare il pubblico a fermarsi per un breve dibattito... una pausa di qualche minuto mentre gli attori si cambiano... Esplora sorridente la platea. Mi invita ad affiancarlo. "Bene, dico, così riempiamo il silenzio". Perché se ne stanno ancora tutti zitti, in attesa. Chi vuole andarsene... ripete Stefano. Aspettiamo. Nessuno si alza. Tutti inchiodati alle poltroncine. Gli attori tornano dai camerini. Ci sediamo sulle panche della scenografia. Una signora ci ringrazia, lavora in un nido e al pensiero che ai bambini fanno cose... e fatica a parlare perché è troppo commossa, quasi piange. Altri spettatori esprimono il loro entusiasmo per lo spettacolo. Nessuno è rimasto insensibile. Nessuno ha critiche da fare. E quando molti ripetono "tornate, portate gli altri spettacoli, vi aspettiamo", noi ci sentiamo contenti e soddisfatti. Abbiamo commosso, abbiamo fatto riflettere, abbiamo fatto teatro grande.
Essere di fronte a un pubblico che stenta a lasciare la sala è una gratificazione che ripaga delle fatiche.
"Verginella" è ancora più bello, uno spettacolo che appare rifinito alla perfezione. Per forza, con un regista così! Stefano ha una sensibilità straordinaria, mette in scena l'impresentabile senza mai una volgarità gratuita, con una forza suggestiva che afferra lo spettatore e non lo lascia mai fino all'ultima battuta. Che dire degli attori? Hanno arricchito l'interpretazione con sfumature che accompagnano lo spettatore nella terribile discesa verso i lati oscuri dell'animo umano, e non danno tregua, s'impongono con una forza cui nessuno resiste... e non sono io a dire queste cose, ma è il pubblico con i suoi applausi e con i suoi commenti.
Nella foto: Tommaso Banfi (lo zio), Marta Comerio (Verginella), Stefano De Luca (regista), Aquilino (io), Annamaria Rossano (la madre).
Arrivederci a febbraio, Verginella.
Il giorno dopo Betti e io ci fermiamo a Modena per visitare il duomo. Il duomo è ingabbiato per restauri e all'interno c'è la messa. Facciamo shopping e un giro al mercatino dell'antiquariato, ma è caro, valutazioni da centinaia di euro e quello che costa poco è paccottiglia.
Ce ne torniamo a casa.


venerdì 26 novembre 2010

AL PREMIER, AL PAPA


"Che egli esalti la verità, essa lo esalterà. Che egli dia forza alla verità, essa gli darà forza. Che egli difenda la verità, essa lo difenderà. Che egli innalzi la verità, essa lo innalzerà. Perché fino a quando difenderà la verità, non gli mancherà il bene, e la sua regola non morirà. Perché per mezzo della verità del sovrano le grandi tribù sono governate. Per mezzo della verità deel sovrano la terra tutta è fertile e ogni bambino nato è degno. Per mezzo della verità del sovrano c'è abbondanza di alto grano."
Dal testamento di Morann Mac Cairbre, giudice druidico (S. Mayorca, I misteri dei Celti, De Vecchi).

giovedì 25 novembre 2010

POESIA TRENTAQUATTRO



M’annoia la noia, m’annoia il destino,

m’annoia la vita e ci son clandestino,

m’annoia la storia, la sua vanagloria,

m’annoia chi perde e chi canta vittoria,

m’annoia la patria coi suoi monumenti,

m’annoian le bestie, m’annoian le genti,

m’annoia la fede e m’annoia anche dio,

m’annoia l’amico che parla per via,

m’annoia l’amore e che noia il mio cuore!

m’annoia lo specchio perché mi fa vecchio,

m’annoia la morte ch’è gran traditora,

ti prende alle spalle la sua ultim’ora,

m’annoio di tutto, ché il tutto non dura,

rimane una cosa, si chiama scrittura,

se stretta è la voglia, ma larga è la via,

non dite la vostra, che taccio pur io.

mercoledì 24 novembre 2010

LA ZUCCA DI BETTI


Le zucche di Betti hanno pochi semi, scorza non spessa, polpa consistente, colore brillante, gusto straordinario. Le faccio a pezzi con la mannaia, le infilo in forno e pigio la polpa nei contenitori di alluminio. Infine, nel congelatore. Quando la si scongela, la zucca è cremosa e per niente acquosa, compatta e tanto buona che non necessita di nessun condimento, nemmeno del sale.