Partiamo con lieve ritardo perché Betti fa mettere gli pneumatici invernali e alle ore venti raggiungiamo l'agriturismo "Caselvatica" in Caldara di Crespellano, ad appena una decina di chilometri da Bologna. Ritiriamo i biglietti alla cassa, un abbraccio a Stefano e andiamo al bar per un decaffeinato. La sala non è grande, ma è piena, molta gente di età avanzata, ma anche giovani. Stefano si è ritrovato senza tecnico, un pomeriggio di lavoro dedicato più alle luci e all'impianto audio che alle prove, finisce trafelato che sono quasi le nove, si va in scena.
Una platea attenta, come se assistesse a un rito. Io mi tormento un poco: si staranno annoiando? è troppo lungo? la scena dello stupro è troppo forte?
Quando le luci si spengono sull'ultima immagine della mostruosa famiglia abusante, si rimane come sott'acqua. Una pausa infinita di silenzio teso. Poi la signora accanto a noi batte le mani, e gli applausi scrosciano. E non smettono. Uno grida: bravi! Un'altra: bravissimi! E altri sfogano la tensione continuando ad applaudire e ad acclamare.
Appare Stefano. Lupusagnus è solito invitare il pubblico a fermarsi per un breve dibattito... una pausa di qualche minuto mentre gli attori si cambiano... Esplora sorridente la platea. Mi invita ad affiancarlo. "Bene, dico, così riempiamo il silenzio". Perché se ne stanno ancora tutti zitti, in attesa. Chi vuole andarsene... ripete Stefano. Aspettiamo. Nessuno si alza. Tutti inchiodati alle poltroncine. Gli attori tornano dai camerini. Ci sediamo sulle panche della scenografia. Una signora ci ringrazia, lavora in un nido e al pensiero che ai bambini fanno cose... e fatica a parlare perché è troppo commossa, quasi piange. Altri spettatori esprimono il loro entusiasmo per lo spettacolo. Nessuno è rimasto insensibile. Nessuno ha critiche da fare. E quando molti ripetono "tornate, portate gli altri spettacoli, vi aspettiamo", noi ci sentiamo contenti e soddisfatti. Abbiamo commosso, abbiamo fatto riflettere, abbiamo fatto teatro grande.
Essere di fronte a un pubblico che stenta a lasciare la sala è una gratificazione che ripaga delle fatiche.
"Verginella" è ancora più bello, uno spettacolo che appare rifinito alla perfezione. Per forza, con un regista così! Stefano ha una sensibilità straordinaria, mette in scena l'impresentabile senza mai una volgarità gratuita, con una forza suggestiva che afferra lo spettatore e non lo lascia mai fino all'ultima battuta. Che dire degli attori? Hanno arricchito l'interpretazione con sfumature che accompagnano lo spettatore nella terribile discesa verso i lati oscuri dell'animo umano, e non danno tregua, s'impongono con una forza cui nessuno resiste... e non sono io a dire queste cose, ma è il pubblico con i suoi applausi e con i suoi commenti.
Nella foto: Tommaso Banfi (lo zio), Marta Comerio (Verginella), Stefano De Luca (regista), Aquilino (io), Annamaria Rossano (la madre).
Arrivederci a febbraio, Verginella.
Il giorno dopo Betti e io ci fermiamo a Modena per visitare il duomo. Il duomo è ingabbiato per restauri e all'interno c'è la messa. Facciamo shopping e un giro al mercatino dell'antiquariato, ma è caro, valutazioni da centinaia di euro e quello che costa poco è paccottiglia.
Ce ne torniamo a casa.
Una platea attenta, come se assistesse a un rito. Io mi tormento un poco: si staranno annoiando? è troppo lungo? la scena dello stupro è troppo forte?
Quando le luci si spengono sull'ultima immagine della mostruosa famiglia abusante, si rimane come sott'acqua. Una pausa infinita di silenzio teso. Poi la signora accanto a noi batte le mani, e gli applausi scrosciano. E non smettono. Uno grida: bravi! Un'altra: bravissimi! E altri sfogano la tensione continuando ad applaudire e ad acclamare.
Appare Stefano. Lupusagnus è solito invitare il pubblico a fermarsi per un breve dibattito... una pausa di qualche minuto mentre gli attori si cambiano... Esplora sorridente la platea. Mi invita ad affiancarlo. "Bene, dico, così riempiamo il silenzio". Perché se ne stanno ancora tutti zitti, in attesa. Chi vuole andarsene... ripete Stefano. Aspettiamo. Nessuno si alza. Tutti inchiodati alle poltroncine. Gli attori tornano dai camerini. Ci sediamo sulle panche della scenografia. Una signora ci ringrazia, lavora in un nido e al pensiero che ai bambini fanno cose... e fatica a parlare perché è troppo commossa, quasi piange. Altri spettatori esprimono il loro entusiasmo per lo spettacolo. Nessuno è rimasto insensibile. Nessuno ha critiche da fare. E quando molti ripetono "tornate, portate gli altri spettacoli, vi aspettiamo", noi ci sentiamo contenti e soddisfatti. Abbiamo commosso, abbiamo fatto riflettere, abbiamo fatto teatro grande.
Essere di fronte a un pubblico che stenta a lasciare la sala è una gratificazione che ripaga delle fatiche.
"Verginella" è ancora più bello, uno spettacolo che appare rifinito alla perfezione. Per forza, con un regista così! Stefano ha una sensibilità straordinaria, mette in scena l'impresentabile senza mai una volgarità gratuita, con una forza suggestiva che afferra lo spettatore e non lo lascia mai fino all'ultima battuta. Che dire degli attori? Hanno arricchito l'interpretazione con sfumature che accompagnano lo spettatore nella terribile discesa verso i lati oscuri dell'animo umano, e non danno tregua, s'impongono con una forza cui nessuno resiste... e non sono io a dire queste cose, ma è il pubblico con i suoi applausi e con i suoi commenti.
Nella foto: Tommaso Banfi (lo zio), Marta Comerio (Verginella), Stefano De Luca (regista), Aquilino (io), Annamaria Rossano (la madre).
Arrivederci a febbraio, Verginella.
Il giorno dopo Betti e io ci fermiamo a Modena per visitare il duomo. Il duomo è ingabbiato per restauri e all'interno c'è la messa. Facciamo shopping e un giro al mercatino dell'antiquariato, ma è caro, valutazioni da centinaia di euro e quello che costa poco è paccottiglia.
Ce ne torniamo a casa.
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