lunedì 27 ottobre 2008

POESIA VENTI

Ho riposto la legna. A quella stagionata cade la corteccia,
l’abitano cimici e ragni, secca e polverosa la scavano
gallerie di piccole creature scomparse chissà dove.
Di mezza stagione, il tepore del camino è svelto
e più intenso l’aroma che ti segue per la casa,
come aprire la porta su un bosco di abeti. L’ho
riposta sotto la tettoia nuova “ci verranno i topini” mi dice il vicino
generale in pensione, e io: c’è posto per tutti. Stanno
tornando verdoni cinciallegre pettirossi
a spiare se l’acqua e il becchime ci sono ancora
contro l’inverno di fame di gelo.
Saremo di nuovo insieme: voi folletti di rami e d’aria,
io sguardo alla finestra, nel mio nido assediato dal mondo.

sabato 25 ottobre 2008

L'UOMO FEROCE

Lo scorso 23 ottobre Il Giorno, con Il Resto del Carlino e con La Nazione, ha pubblicato questa intervista di Andrea Cangini a Cossiga, che afferma:
“Maroni dovrebbe fare quello che feci io quando ero ministro dell’interno. In primo luogo lasciar perdere i ragazzini dei Licei, pensi a cosa succederebbe se un ragazzino di dodici anni rimanesse ucciso o gravemente ferito.
Lasciare fare gli universitari, ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università. Infiltrare gli studenti con agenti provocatori pronti a tutto e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine, mettano a ferro e fuoco le città.

Dopodiché, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri, nel senso che le forze dell’ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale.

Non arrestarli, perché tanto poi i magistrati li rimetterebbero tutti in libertà, ma picchiarli e picchiarli a sangue,anche quei docenti che li fomentano.

Soprattutto i docenti, non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine si”.


Ho letto alcuni commenti: si fa ironia, si rispolvera la strategia della tensione, o anche si concorda con l’ex presidente: bisogna fermare un nuovo probabile terrorismo rosso.
Vergogna. Vergogna e ancora vergogna. Vergogna per me stesso, per essere italiano. Vergogna perché molti della mia generazione hanno creduto nella rettitudine dei nostri governanti, che chinavano la testa in chiesa per prendere l’ostia e poi la chinavano di nuovo fuori della chiesa per sussurrare a qualcuno l’assassinio, la truffa, la strage.
Vergogna per le vittime delle stragi, delle pallottole vaganti, dei pestaggi.
Vergogna perché non siamo un paese civile, ma un paese di Uomini Feroci. Non sono i nuovi guerrieri. Hanno il cuore vigliacco di chi ha bisogno della forza altrui per conseguire i propri obiettivi egoistici e cinici. Anzi, non ce l’hanno nemmeno, un cuore. Hanno solo stupidità, avidità, ipocrisia.

Si pongono al di sopra degli altri, che schiacciano senza pietà. Ognuno di loro si crede mandato da Dio, uomo della Provvidenza, Genio della Politica… e non è altro che un cialtrone ignorante e meschino.
Uomo Feroce, finto moralizzatore, tecnico inetto, baciato solo dalla Fortuna: un uomo così in vita sua non ha mai potuto incontrare l’amore di una persona degna.
Uomo che predica valori inesistenti, legati a ideali fasulli in nome dei quali imprigionare, torturare e ammazzare. Uomo? No, nemmeno uomo. Manichino, abito di sartoria con niente sotto, testa di polistirolo.
Macchina, forse. Macchina mangiasoldi (altrui), macchina che tritura (gli altri), macchina che stermina (gli avversari), macchina di ferro e ruggine, di fumi maleodoranti e fracasso insensato, che aborre l’arte e la bellezza delle sue opere, che detesta l’intelligenza sensibile.
Macchina di intrighi e macchinazioni, falsità e calunnie, complotti e associazioni segrete.
Macchina che si arroga tutti i diritti, lasciando agli altri solo i doveri che li asserviscono.
Dico così perché pensare all’Uomo Feroce mi fa rabbrividire. Perché desidero pensare che non esista un uomo fatto così, solo di megalomania e sopraffazione.

Un uomo che al bar del paese sarebbe uno stupido qualunque, e invece in Parlamento può diventare il padrone di una nazione.
Un uomo cha sconcerta per le sue contraddizioni, ma che infonde paura, e spesso terrore. L’Uomo Feroce è così, una cosa piccola che scatena tempeste orribili.

E lui, delle vittime, ride.

lunedì 20 ottobre 2008

CARA FILODRAMMATICA

Ecco le fotografie dello spettacolo di ieri sera, "Condominio story". A pranzo discuteremo del nuovo testo che non intendevo scrivere. Ma ora ho delle proposte...
A più tardi.

Eccomi quattro ore dopo. Andiamo a pranzo. Come prima cosa, chiedo la verifica della composizione del gruppo. Ahi ahi ahi, solo una signora si ritira, per motivi di salute. Il nuovo testo deve quindi fare i conti con 21 interpreti, più 2 in un eventuale "part time". Espongo le mie proposte. Anzitutto chiedo, per la prima volta, un compenso: che mi sia dato il teatro per lo spettacolo dei Passeri (dovranno fare loro pressioni sugli assessori) e che si sviluppi una collaborazione tra Cacao e Teatro dei Passeri. Poi presento il testo con cui, nel 1984, era rinata la filodrammatica a Oleggio: "Allegri, gente... che disgrazia!". Vi si narra la leggenda del Pirin e della Main. Sono entusiasti. L'ambientazione medievale e la maschera del Pirin faciliteranno interesse (e repliche) nell'ambito del Carnevale e della Corsa della Torta.
Consiglio loro di nominare un Consiglio direttivo, un Presidente e un Direttore artistico. Ci diamo appuntamento ai primi giorni della settimana prossima con il nuovo regista Pierantonio che ieri sera non ho nemmeno riconosciuto (dopo vent'anni). Ma non è certo la prima volta che dimentico visi e nomi e faccio figuracce.
E così ho un altro testo in cantiere. Al lavoro! D'altronde, la realtà di questa filodrammatica è affascinante: bambine, anziane, diversabili... Nel teatro c'è posto per tutti e noi vogliamo dimostrare che è un posto meritato. Stia in guardia, il pubblico: lo faremo divertire di nuovo!

Al più presto pubblicherò sul mio sito il testo di "Condominio story".


CONDOMINIO STORY

venerdì 17 ottobre 2008

CONDOMINIO STORY


Domenica 19, alle ore 21.15, nel Teatro Comunale di Oleggio la compagnia CACAO presenta "Condominio story", regia di Rita Mattachini e Romina Gambaro. Sono anni che scrivo i testi per questa compagnia anomala. Nata presso il centro d'incontro (il primo spettacolo l'hanno fatto con me tanti e tanti anni fa), anno dopo anno agli anziani si sono aggiunti i meno anziani, i giovani e anche i ragazzi (si va dai 9 agli 82 anni). Si è formato un gruppo eterogeneo con la passione del teatro, con ben ventiquattro interpreti. Scrivere un testo per ventiquattro personaggi non è sempre gratificante. Bisogna tenere conto dell'età e delle capacità e distribuire equamente le battute in modo che nessuno si senta sottostimato. Per questo mi ero ripromesso di non scrivere più testi simili, anche perché la filodrammatica proprio non mi interessa. Lunedì sono invitato a pranzo. Mi chiederanno il testo per l'anno prossimo. Che cosa risponderò?

Intanto questo scritto vale anche come invito a farsi due risate, l'ingresso è libero.

lunedì 13 ottobre 2008

ARTEMISIA: LE TINTE FORTI DELLE PASSIONI

Passeggiata per Vercelli, sempre bella e piacevole da visitare. Poi entriamo nel Museo Borgogna, le cui curatrici sono Cinzia Lacchia e Alessia Schiavi, che è anche la responsabile della rassegna "L'arte si fa sentire". E' la prima volta che io e Betti lo visitiamo, pur abitando così vicino. Ma è sempre così. Si fanno viaggi estenuanti per incontrare ciò che spesso abbiamo fuori casa. E' un museo straordinario, tre piani di opere dal sec. XIII al sec. XX.
Luce perfetta, una ricchezza di tele che richiederebbe molto più tempo. Ci torneremo. Ricordo in modo particolare i fiamminghi e gli interni contadini di Gaetano Chierici. Al termine della visita, baci e abbracci con Marta, Tommaso e Stefano. L'ampia sala al pianterreno si riempie.

"Il mio nome è Artemisia. Sono tornata per gridare le mie ragioni."

La voce di Marta riporta tutti indietro nel tempo. La storia di Artemisia è emozionante. Venti pagine di monologo corrono via sempre intense, colorate di passione come le tele della pittrice.

"Ecco perché sono tornata. Per supplicare voi, uomini di potere, e voi, donne sensibili e forti, di ritrovare le mie tele. Senza di loro, io non ho anima. Fate che continui a raccontare le passioni e le bellezze della vita, fatemi tornare a cavalcare il mio demone benigno sopra le nubi, ricomponete lo splendore dell’inclinazione che ha guidato la mia vita.
Il mio nome è Artemisia Gentileschi e se ora lascio la voce di questa gentile attrice che mi ha prestato la sua anima, voi non abbandonate me.
Cercatemi nei miei quadri, anche quelli perduti che vorrete ritrovare, perché è giusto che dall’oblio di tanti secoli io torni a percorrere le strade del mondo. Cercatemi, e attraverso i vostri sguardi le mie passioni non moriranno mai."


Applausi forti, senza fine. I complimenti sinceri. Una signora, che conosceva Artemisia dai due romanzi pubblicati, esclama: "L'ho vista! Ho visto e ascoltato Artemisia!"

Siamo tutti soddisfatti.
Ancora una volta il teatro ci ha dato momenti di verità e di passione.

TROVATE IL TESTO DI ARTEMISIA SUL MIO SITO http://www.aquilino.biz/




martedì 7 ottobre 2008

TEATRO DEI PASSERI


Prima riunione. Presenti alcune mamme del Comitato e Gianna, nominata scenografa e costumista. L'orario. Impossibile fare due gruppi, quasi tutti possono venire dalle ore 14.00 alle ore 16.00. E così sia. Abbandono quindi l'idea di due testi distinti. Si rappresenterà
L'Arlechin fantasimo
Propongo di intersecare due gruppi.
Il primo mette in scena l'entusiasmo e le ambizioni di alcuni ragazzi che vogliono fare teatro. Uno di loro propone uno spettacolo sulla commedia dell'arte; ha perfino scritto alcune battute; ma gli altri lo rifiutano e lui si limita a sognarlo. Dinamiche interpersonali, gag, satira del divismo... si vedrà. Potrei fare dell'improvvisazione per rubare idee agli interpreti.
Il secondo gruppo mette in scena la commedia di Arlecchin, quella sognata. Musiche da "Acis e Galatea" di Haendel, studio dell' "Arlecchino servo di due padroni" del Piccolo Teatro, un linguaggio originale, la ricerca di gesti e movimenti...
Faccio leggere alcune battute e senza molta fatica si delineano già gli interpreti. Osservazioni estemporanee sul rapporto con il pubblico, la voce e il corpo... E poi le prime idee su che cosa è una regia (due passeri fanno l'aiuto regista).

Scatto le fotografie, il tempo è volato.
Penso che con ragazzi come questi, motivati, dotati, simpatici... che bel teatro uscirà!

MUSEO BORGOGNA: L'ARTE SI FA SENTIRE


Ecco il comunicato ufficiale dal sito http://www.museoborgogna.it/

L'Arte si fa sentire.

Domenica 12 ottobre alle ore 18.00 ricomincia la rassegna de "L'Arte si fa sentire" proponendo:
Artemisia. Le tinte forti delle passioni

Lettura scenica ispirata alla vita della pittrice Artemisia Gentileschi e al dipinto di Orazio Gentileschi Sacra Famiglia del Museo Borgogna.

Testo di Aquilino; regia di Stefano De Luca; con Marta Comerio, voce recitante; Sara Bertucelli, arpa.

Al termine aperitivo inaugurale della stagione.

Su prenotazione.
Per informazioni: Museo Borgogna - Via Antonio Borgogna 4/6 13100 Vercelli
Tel. e fax 0161.252776

PREGHIERA PER LA BEATA IGNORANZA






Maria
Stella d’Ignoranza,
il governo è con te.
Tu sei benedetta da Tremonti
e benedetto è il trucco dei tuoi tagli.
Senta, Maria,
l’ira della scuola
che vuol negare ai bambini
come a chi lavora.
Non le è permesso
né ora né mai
di decidere così
la nostra sorte.





lunedì 6 ottobre 2008

ARTEMISIA AL MUSEO BORGOGNA di VERCELLI

Ho sentito Marta. Il monologo "Artemisia: le tinte forti delle passioni", che ho scritto per lei, è stato anticipato a domenica 12 ottobre, ore 18.00. Museo Borgogna di Vercelli, Via Borgogna 4/6 - tel. 0161252776 (oppure ... 764).

Dovrebbe uscire una comunicazione sul sito del museo http://www.museoborgogna.it/.

L'arpista già contattata non è disponibile, per cui Marta domani mattina proverà con una nuova strumentista. Sarà più che altro una lettura, perché lo spettacolo non è ancora pronto.
Sono comunque sicuro che sarà interessante e piacevole.
Invito quindi chi abita in zona, se è interessato, a venire ad ascoltare che cosa ci racconterà questa straordinaria pittrice di tre secoli fa.
Ho scritto il monologo scegliendo alcune opere come filo conduttore, ogni opera un colore.


Artemisia Gentileschi (Roma 1593 - Napoli 1652/53) è una delle poche protagoniste femminili della Storia dell'arte europea. Ma è anche la protagonista di una torbida vicenda a tinte fosche o, per meglio dire, "caravaggesche", infarcita di elementi sentimentali, erotici, patetici e fantastici, in una brillante fusione romanzesca, insomma Artemisia è la protagonista ideale del romanzo ideale (e infatti svariati romanzi si sono ispirati alla sua vita).
Certamente la carriera artistica (come qualsiasi altra carriera) è sempre stata pressoché impraticabile per le donne, costrette nei limiti che la società imponeva loro, limiti di natura culturale (assenza pressoché totale di una preparazione scolastica) e familiare (nelle famiglie patriarcali la donna era preposta all'accudimento di tutti i suoi numerosi elementi).
Artemisia Gentileschi, che ebbe modo di fare fruttare il suo talento, è stata una delle poche donne "sfuggite" tra le maglie di questo rigidissimo sistema sociale, tuttavia la sua sofferta vicenda privata si è spesso sovrapposta a quella di pittrice generando molte ambiguità.
Negli anni Settanta la sua popolarità ha raggiunto il vertice soprattutto per via della vicenda che la vide accusare il suo violentatore (al punto da sottoporsi allo schiacciamento dei pollici per confermare l'attendibilità delle sue accuse, cosa che per lei, pittrice, non dovette essere solo un dolore fisico). Artemisia è divenuta così il simbolo del femminismo e del desiderio di ribellarsi al potere maschile: tuttavia questo fatto le fece un grande torto: l'avere spostato l'attenzione (ed averle attribuito un particolare successo) sulla vicenda dello stupro, mettendo in ombra i suoi meriti professionali, ormai ampiamente riconosciuti dalla critica, a partire da Roberto Longhi e dal suo pionieristico articolo del 1916 Gentileschi padre e figlia.
A volte questa lettura "a senso unico" della pittrice ha creato giusti malumori: per Camille Paglia, a volte Artemisia è diventata un'etichetta da utilizzare anacronisticamente per avanzare rivendicazioni infarcite di retorica femminista.
Negli anni Settanta la Gentileschi divenne un vero e proprio simbolo del femminismo internazionale: associazioni e cooperative le si intitolarono - a Berlino l'albergo "Artemisia" accoglieva esclusivamente la clientela femminile - riconoscendo in essa una figura culto, sia come rappresentante del diritto all'identificazione col proprio lavoro, sia come paradigma della sofferenza, dell'affermazione e dell'indipendenza della donna.
Per la nota polemista e leader del movimento femminista internazionale Germaine Greer Artemisia Gentileschi fu la grande pittrice della guerra tra i sessi, affermazione, di fatto, estremamente riduttiva: un pittore con tanto talento come la Gentileschi non può limitarsi a un messaggio ideologico.


domenica 5 ottobre 2008

FILASTROCCA 4: Giotto


Giotto un giorno andava a spasso
senza riga né compasso.
Stanco (si diceva lasso),
si fermò sopra un bel masso.

Aria fina di campagna,
una pecora si lagna,
questo masso che cuccagna!
proprio come una lavagna.

Traccia un circolo perfetto
con un pezzo di gessetto.
Dentro il cerchio che ci metto?
Pensa e pensa, ecco il concetto.

Dentro il cerchio metto il mondo
che da qui va fino in fondo,

metto la profondità
che lo sguardo porta in là

e se invece guardo qui
non è piatto, ma in 3D.

Giotto un giorno andando a spasso
senza riga né compasso
guarda un po’ che combinò:
la pittura s’inventò.

SANT'AQUILINO morto in una fogna

Nel tardo latino i termini facchino e becchino erano indicati dalla stessa parola, ovvero baiulus, nel senso di colui che trasporta pesi.
Del resto, Sant'Aquilino è diventato protettore dei facchini, perché il suo cadavere fu tratto da una fogna, nei pressi di Porta Ticinese, proprio da alcuni facchini, che da lì lo portarono nella vicina basilica di San Lorenzo.
Nell'urna d'argento e cristalli di rocca, il corpo del martire si conserva integro, con la testa staccata dal busto e i segni delle ferite al collo ancora visibili (Sant'Aquilino è, infatti, sempre rappresentato con un pugnale conficcato in gola).
Aquilino nacque a Würzburg, in Germania, da una famiglia nobile. Presto si avvicinò alla fede cattolica compiendo gli studi ecclesiali a Colonia, dove diventò prete. Rifiutò, però, la carica di vescovo che gli fu proposta, perché desiderava dedicarsi interamente al ministero e alla preghiera. Per questo fuggì a Parigi, dove curò gli ammalati di colera, guarendoli miracolosamente e, anche qui, gli fu offerto l'incarico di vescovo, che rifiutò nuovamente scappando a Pavia.
La città, però, era in mano a seguaci dell'arianesimo e del catarismo, eresie contro cui Aquilino predicava e che gli costarono la vita nel momento in cui si recò a Milano, dove, in una notte del 1015, venne accoltellato da un gruppo di eretici.
(di Francesca Belotti e Gian Luca Margheriti - fonte Vivimilano)

mercoledì 1 ottobre 2008

MAMMAFOBIA





Mi ha scritto SIMONE NUZZO, autore di "Mammafobia" che così presenta sul suo sito http://www.simonenuzzo.it/






INGREDIENTI:
1 mamma non troppo matura;2/3 di coccole;1/3 di macabro;1 pizzico di follia;1 spolverata di imprevedibilità;
Mettete tutti gli ingredienti in una famiglia all’apparenza normale, agitate vigorosamente e gustate... (con le dovute cautele..)
Una grottesca sfilata di mamme matte, bislacche, iperattive, superprotettive e tenebrose; dure fuori e morbide dentro… Per assaporare lo straordinario gusto della fuga dalla normalità con la consapevolezza che, tanto, di mamma ce n’è una sola (per fortuna…)






E questa, invece, è la presentazione di IBS:



In uno stile vivace, dal quale scaturiscono situazioni paradossali ed immagini volutamente "eccessive" - ispirate al familiare linguaggio dei cartoni animati - l'autore crea una piccola galleria di ritratti capaci di interpretare alcune delle più ricorrenti fobie infantili nei confronti della figura materna. Ma è proprio la rappresentazione esagerata della paura (come dell'insofferenza o dell'incertezza) che permette al piccolo lettore di esorcizzare lo strapotere dell'adulto, di riderci sopra e di godere, alla fine, delle sue debolezze. E lo autorizza a cercare alleati. Un testo divertente e "terapeutico", adatto a bambini tra gli 8 e i 12 anni.






Simone abita nel Salento, a pochi chilometri da dove trascorro ogni anno il mese di luglio. Oltre a MAMMAFOBIA ha scritto "IL CACCIATORE DI STELLE".




Durante una pesante crisi energetica che rischia di lasciare il paese in un gelo perenne, a Muffasa giunge un misterioso ingegnere che afferma di conoscere la chiave del problema. Sorge così l'insolita scuola delle Cinque Torri, dove gli alunni studiano per divenire cacciatori di stelle, ed inizia un affascinante dialogo tra la terra ed il firmamento. Paco, lo studente più abile della scuola, sembra possedere doti eccezionali ed in lui tutti ripongono le speranze. Una avventura da vivere tra aiuti stellari e ambizioni terrestri.




Mi propone di collaborare. Ci scambiamo qualche mail. Non so, mi ero ripromesso di non scrivere più per ragazzi, almeno per ora. Mi tenta con una storia interessante, prendo tempo. Sono tentato, lo so. Mi rilassa scrivere fantasy horror avventura... e da rilassato scriverei meglio tutto il resto, no?



Ecco una sua fantastrocca.






La bambina senza testa,
il giorno del suo compleanno
preparò una mega-festa
che durò poco meno di un anno.
Invitò amici, parenti e cugini,
mille animali, serpenti e gattini.
Comprò festoni colorati,
stelle filanti lunghe sei metri,
riempì la stanza di dolci fatati
e organizzò molti giochi assai tetri.
E alla fine della festa
col groppo in gola per l’emozione
tutti quanti le regalarono
una grossa testa di cartone.
Ma a dire il vero (non senza sgomento)
quella bambina ora mette spavento!