venerdì 16 settembre 2011

BAMBINI DI LUNA NERA


Sto tornando alla scrittura, finalmente. "Donne che amano i cani" ha bisogno di altra incubazione. Devo trovare la giusta misura per un giallo che non sia giallo davvero. Il genere giallo nasce da un'alchimia da famacista e io voglio essere libero da esigenze di trama e dipanamento finale. Arriverà presto, lo so. Queste attese sono feconde. Tre notti fa mi si è accesa una scintilla.Un libro per ragazzi. Ancora? Ma non mi ero ripromesso di non scriverne più? Sì, ma questo è un libro e basta, fuori mercato, tutto mio, altro che mode od esigenze editoriali! S'intitola "Bambini di luna nera". Nasce forse dalla frequentazione assidua del mito (testi scolastici, Albino Guidi, letture mie). In particolare, dalle metamorfosi. Sono una decina di racconti collegati tra loro, nei quali bambini di parti diverse del mondo affrontano... trasformazioni. Quando la scintilla è potente, il fuoco è subito acceso, diventa incendio che brucia il tempo, ogni altro impegno, diffonde un calore frastornante e ottundente, piega la mente a seguire un unico sentiero che si fa strada maestra. E il libro nasce e si sviluppa come per magia. Ecco alcuni incipit:

Hasan aveva undici anni quando vide per la prima volta il mare. Ci giunse ansimando. Esagerando nella disponibilità, si era sobbarcato il peso di uno zaino, una borsa termica e un ombrellino da sole. Aveva anche una sacca appesa al collo.“L’ultimo sforzo!” gridò il papà, Jules. Apriva la lunga fila composta da lui, dal figlio maggiore David, dalla sua ragazza Lilli, dal cane Mouse (un meticcio color cappuccino), dalla moglie Rosanna, dal figlio minore Ivan e infine, staccato di una decina di passi, dal figlio di mezzo Hasan. Non era suo figlio naturale. Hasan era entrato a far parte della famiglia da appena un mese mediante un’adozione internazionale. Veniva dal Dofur, una regione nel centro dell’Africa devastata da una guerra crudele.

"Lo chiamavano quartiere popolare e Santina da piccola aveva creduto di abitare in un posto bello ed esclusivo. Per quello era popolare. Se si usciva dalla città s’incontravano le baracche degli immigrati che morivano di fame. Se si andava in centro si vedevano i palazzi alti nemmeno la metà di quelli del suo quartiere; palazzi giganteschi, con mille famiglie e forse diecimila, tante scale e tante porte che ci si perdeva. E lei quante volte si era persa in lacrime disperate! Poi arrivava la mamma, le mollava un ceffone e la riportava a casa."

"A Tuan un giorno la nonna aveva detto: "Tu andrai dall’altra parte del mondo” e subito dopo: “Passami la salsa di pesce”. Cucinava il pollo allo zenzero con la salsa di caramello e lo voleva aggiustare di sapore. Era il piatto preferito di Tuan e la nonna glielo faceva ogni volta che potevano permettersi la carne. Capitava sempre più di rado. Il papà era morto, schiacciato da un elefante. La mamma guadagnava qualcosa costruendo souvenir per i turisti, ma i turisti diminuivano sempre più. Colpa della crisi mondiale, dicevano al villaggio. La mamma non ci credeva. Erano tanto ricchi, i turisti, che non potevano patire la crisi. Erano ricchi e capricciosi. Si erano spostati in altre parti del mondo, sosteneva, ma prima o poi sarebbero tornati, annoiati come sempre e più capricciosi di prima."


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