A volte più uno è religioso più è ipocrita. E gli operatori della letteratura per ragazzi sono, per la maggioranza, molto religiosi.
Cultura tiepida anche in teatro. La regia elegante e composta, un’esibizione di competenze accademiche acquisite e mantenute integre; il palcoscenico come il salotto di casa; il linguaggio forbito delle persone sensate e ragionevoli; gli influssi (anche in atei e buddisti) dei condizionamenti cattolici; il narcisismo sfrenato di registi e attori; la difficoltà di allargare lo sguardo verso altre forme d’arte e verso altre conoscenze…
Il tutto mascherato da evento. Piacciono, gli eventi. Salotti di lusso. Recensioni metafisiche, personaggi che senza di loro il pianeta si affloscerebbe svuotato, vip improvvisamente intelligenti…
La cultura tiepida è rassicurante. Unisce, fa massoneria. Critica senza che niente cambi. Fa ironia quando ci vorrebbe satira e satira quando ci vorrebbe la galera. Consente a chiunque di raggiungere i gradini più alti nel tempio della vanagloria. Si fa sostenere dal potere politico e religioso dai quali riceve consacrazioni e mezzi. Presuntuosa, è del tutto inefficace e inutile.
Per fortuna, io scrivo libri per adulti pubblicati da un editore che li apprezza e che vuole cultura bollente. Sono libri che spumeggiano di idee non perché l’intento sia rivoluzionario, ma solo perché l’esperienza di vita non si piega al soffio dell’opportunismo e del potere, e anche perché la voce dell’autore non è protagonista assoluta, ma si fa portatrice di altre voci, quelle che nessuno ascolta mai.
Sono le voci della morte.
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