Esercizi. Camminiamo tacco-punta,
elastici, su il ginocchio, lo tira un filo in avanti, come un altro filo tira
la testa in alto, le braccia remano… Ostacoli: mani in tasca, passo
strascicato, braccia rigide, testa bassa, busto a bandiera, piede piatto, distrazione,
gioco… Cerchio: ripetere la mia frase a un compagno a scelta, che deve poi
ripeterla al contrario (di tonalità velocità, intensità…). Quindi, a specchio:
frase più gesto. E adesso la prova. Abbiamo pronti venti minuti che presenteremo
alle mamme e ai papà mercoledì 19, in modo da offrire agli attori un primo
assaggio di impatto con il pubblico.
Entriamo nella fase più difficile
e delicata. Finora i bambini (nove e dieci anni) si sono limitati a imitare. Il
rischio dell’imitazione è che ha durata breve e non risulta convincente. Si
tratta ora di attingere alla consapevolezza. I piccoli attori dovrebbero
introiettare le indicazioni ricevute e sviluppare una piena coscienza di sé,
del proprio corpo, del modo di relazionarsi. In questa fase, sfera psicologica
ed espressiva si toccano e interferiscono.
Se un bambino tende a recitare
voltando le spalle al pubblico in modo a volte ostentato, forse rivela un
atteggiamento provocatorio e una certa difficoltà a relazionarsi in modo sereno
con gli adulti. La bambina che struscia i piedi e ha difficoltà a mantenere una
postura corretta, forse manifesta resistenza al coinvolgimento emotivo. Quello
che approfitta di ogni occasione per combinare uno scherzo o per mettersi a
giocare, forse vuole solo essere colto sul fatto e rimproverato. E chi cammina
in modo disarmonico, sta facendo i conti con la crescita improvvisa ed
eccessiva, fuori controllo. E poi la voce: di tonalità alta, una sirena che
attiri l’attenzione; tenuta dentro, ritrosia e timidezza nei rapporti. Per
tutti vale la ricerca di un “equilibrio di attenzione”. C’è chi la cerca
disturbando, fingendo di essere distratto e interrompendo un’azione, o ridendo
e facendo un dispetto; e chi la cerca, al contrario, affossandosi sulla sedia,
in silenzio, costringendo gli altri a dargli un richiamo.
Insomma, muoversi nello spazio,
manipolare l’emissione della voce, stabilire contatti e relazioni con i
compagni, porsi sul confine tra realtà e immaginazione, mettere sotto controllo
mani gambe busto testa sguardo… sono tutti elementi deflagranti, che cozzano
contro abitudini vecchie, immagini di sé, tipologie caratteriali, difese,
inibizioni… Il teatro è micidiale, costringe a prendere in esame aspetti di sé
che erano stati accantonati. Costringe ad affrontarli e a risolverli, quando si
presentano in modo conflittuale. E così, nel gioco della finzione, sulla
ribalta c’è la realtà dell’Io in un coinvolgimento forte con gli altri. Se il
bambino è collaborativo, avrà non solo applausi, ma preziosi momenti di
crescita.
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