giovedì 3 novembre 2016

IL DIARIO DI MEDEA (cinque)


"Kalon Ensemble" a Londra


Giovedì 3 novembre. Sono in pochi, dieci, dato che il laboratorio è stato spostato da martedì a oggi. Cominciamo integrando lo schema alla lavagna: il sottotesto porta a situazione, circostanze e attivazioni, ripartite in azioni testuali e azioni psichiche. Due sole battute, una per personaggio: Se vuoi che sia così, me ne vado. Addio / No. Rimani. Francesco e Giulio.
Guido l’interpretazione dello schema e scegliamo tra le varie risposte per concretizzare una situazione: una coppia sposata si separa perché il marito non tollera più che la moglie lo denigri e gli metta contro i figli. Dividiamo in tre la prima battuta e costruiamo i movimenti semplici di Francesco. Giulio è seduto e ha solo due parole: con la prima si tende verso Francesco, con la seconda si alza e gli si accosta. Definiamo il succedersi degli stati d’animo e invito a lasciar parlare il corpo sulla scia delle emozioni. Francesco trova un piglio più deciso, che rasenta l’aggressività; Giulio cerca posture che manifestino la paura del futuro.

Mi dedico al coro, dato che ci sono tutti e quattro i componenti. Prendiamo la prima battuta e la dividiamo fra tre interpreti, con momenti d’insieme. Il quarto, Francesco, canta su improvvisazione in sottofondo. Faccio leggere più volte. Per loro è la prima esperienza di teatro, non hanno idea di come impostare la voce. Li faccio scandire, aumentare l’intensità, battere sulle finali… Invito Raffaele e Matteo ad accompagnarli con i tamburi a dita leggere. Poi passo alla musica. Ho saccheggiato Youtube alla ricerca di brani etnici mediorientali. Questa è assira, percussioni e sonagli. Dopo alcune prove in cui apprezzano il risultato d’insieme (voce solista, coro, canto di Francesco, musica), li metto tutti in pista a seguire con il corpo i ritmi orientali, formando una giuria con Matteo, Giulio e Raffaele. Il loro metro di giudizio, però, sarebbe valido in una discoteca, non qui. Dissento dalle loro indicazioni e indico chi secondo me ha accompagnato meglio con il movimento libero i cambiamenti di ritmo e melodia, Francesco S.

Esercizio: entrare nella propria camera e descriverla in modo dettagliato. Ci provano in tre, ma faticano a capire l’attività. Devono muoversi come se si trovassero davvero nella stanza, rispettando le distanze e le misure, mimando i volumi, muovendo in modo appropriato lo sguardo… Le prime descrizioni sono  approssimative e il pubblico non riesce a vedere con gli occhi dell’interprete. Via via correggo gli errori più evidenti e ci sono miglioramenti. Come al solito, l’impulso è di fare in fretta, mentre l’esercizio richiede calma e precisione. 
Alla prossima.



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