Un testo piccolo, nemmeno ventidue cartelle. Una storia grande, dagli anni trenta al dicembre del 1944. In mezzo ci stanno i rapporti tra i padroni illuminati e i lavoratori abituati a obbedire e subire, l'educazione religiosa, la società fascista, l'amore, la colonizzazione della Libia, la guerra, la lotta partigiana... Il tutto scandito da canzoni e inni: Bambina inamorata, Il canto del legionario, Tripoli bel suol d’amore, Carovane del Tigrai, Signora fortuna, Tu che m’hai preso il cuor, Piccole stelle, Dalle belle città (Siamo i ribelli della montagna).
Il ritmo narrativo è agile, le emozioni si susseguono condensate in poche parole, le visualizzazioni di luoghi ed eventi sono suggerite con efficacia: la chiesa e la piazza del paese veneto, il viaggio in mare, l'oasi, la villa signorile, il cimitero...
La regista Genni D'Aquino muove le proprie pedine con la sicurezza di una giocatrice di scacchi che si assicura la vittoria finale con mosse calibrate e d'effetto. Le due interpreti, Rita Mattachini e Romina Gambaro, creano con forza e convinzione due personaggi credibili che avvincono ed emozionano. E infine lo straordinario Andrea Fabiano canta dal vivo con una capacità di mimesi che ci riporta indietro nel tempo. Suoi sono anche gli effetti sonori capaci di creare all'istante le suggestioni di un ambiente.
Uno spettacolo che ha tenuto il pubblico con il fiato sospeso e lo ha poi commosso ed entusiasmato con il finale che ha visto cantare in successione Fratelli d'Italia (tutti in piedi) e Bella ciao. Un pubblico che ha voluto ribadire che il nostro paese è nato così, dal sangue dei partigiani. E le origini vanno rispettate, non mistificate come molti tentano di fare.
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