Di Alan
Bennet: “La cerimonia del massaggio” (al funerale di un
massaggiatore-escort si ritrovano con stupore e imbarazzo rappresentanti del
mondo dello spettacolo, degli affari e della politica, nonché del clero), “La
pazzia di re Giorgio” (mano leggera verso un re che è comunque un re inglese), “La
sovrana lettrice” (da leggere, una commedia intelligente che scorre via con la
freschezza di un torrente).
Per
Olov Enquist, a differenza di Bennet, non usa la
mano leggera per raccontarci in un libro straordinario la follia di Cristiano
VII di Danimarca. “Il medico di corte”, una metafora del potere. Non c’è
Illuminismo che possa illuminarlo. Da leggere.
Giuseppe
Pederiali, “La vergine napoletana”, piacevole lettura,
coinvolge, forse un poco lungo.
Concetta
D’Angeli, “Forme della drammaturgia”. Non sono molti i testi
sulla scrittura drammaturgica e questo è ricco di stimoli, davvero prezioso. “È
appunto all’oggettività del testo drammatico… che Lukàcs imputa lo spazio vuoto
che viene a crearsi nel rapporto interumano drammatico, mai colmato dall’intervento
soggettivo dell’autore; ed è ancora a tale oggettività che attribuisce l’impressione di
irrigidimento e in sostanza di freddezza che un’opera di teatro comunica
soprattutto nella lettura privata, al di qua della messinscena”. Ah, Lukàcs! Freddezza!
Roberto
Tessari, “Teatro e avanguardie storiche”, chiaro e
semplice. “Nikolaj Evreinov… lega ogni messinscena alla crudeltà primordiale
delle più svariate sorti di esecuzioni pubbliche”. Il teatro nasce all’ombra del
patibolo.
Roberto
Tessari, “Teatro italiano del Novecento”, molto
interessante. “In quegli anni (1922-27) la crisi dello spettacolo si stava
risolvendo a tutto vantaggio delle nuove forme di intrattenimento, quali lo
sport e soprattutto il cinema” e poi arriveranno la televisionem e internet.
Povero teatro!
Giorgio
Taffon, “Maestri drammaturghi nel teatro italiano del ‘900”,
ricco di informazioni. Pirandello: “L’imprinting meta teatrale; la
teatralizzazione della vita; lo sdoppiamento dei personaggi in attori e
istrioni di se stessi di fronte agli altri: questi sono fra gli elementi costituenti
la struttura portante delle sue opere teatrali, coi quali far coincidere
invenzione tecnica, stile compositivo, e tematiche dell’immaginario, processi
mitopoietici.”
Tonino
Conte, “Le parole del teatro”, ricordi, testimonianze, schede,
dizionario di termini teatrali.
Alfio
Petrini, “Teatro totale”, non di solo testo…, Artaud e il
dire dal fare, una scena da percepire con tutti i sensi. Un teatro non
rassicurante:”La bellezza sta nella irriducibilità del conflitto”. Una drammaturgia
a-sistemica: “…il legame tra sapere e non-sapere rispetto all’atto della
creazione artistica, e contiene un invito pressante alla instabilità emotiva,
all’incoerenza, alla irrazionalità, alla fluidità, alla mobilità continua, alla
non consequenzialità della navigazione. Tale fenomeno sancisce l’importanza
della dispersione come forma di destabilizzazione, come elemento essenziale per
superare l’incerto destino e i possibili naufragi della scrittura
drammaturgica. La dispersione è una ricchezza, una riserva di potenzialità
nascoste, una fonte inesauribile di sorprese, che favorisce soluzioni rapide,
semina mistero e fascino, lancia segnali, accende immagini e produce
rivelazioni inattese. Del resto, solo chi si perde è in grado di ritrovarsi”.
Grande Petrini.
Annamaria
Cascetta e Laura Peja, “Ingresso a teatro”, guida all’analisi
della drammaturgia, poderoso manuale universitario.
Jan
Kott,
“Divorare gli dei”, un’interpretazione originale e stimolante della tragedia greca. “Nell’immaginazione
dei greci… il rapporto con dio è sempre fisico. Per unirsi a dio, bisogna per
prima cosa essere un animale.”
Stephen Hawking, La grande storia del tempo. Guida ai misteri del cosmo”. “La meccanica quantistica introduce quindi nella scienza un inevitabile elemento di impredicibilità o casualità.”
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