Il Caligola di Tecneke è un "Caligola Scene" o "Scene da Caligola". Ho effettuato tagli notevoli. L'opera è lunga e complessa e una buona parte tratta dell'amore. Ho cercato una linea fluida che vertesse solo sulla visione di Camus del potere. Sia del potere politico sia del potere come volontà individuale, annientata dall'assurdità del mondo. Il nostro Caligola impersona l'assurdo in tutta la sua teatralità: dittatura e ingiustizia, morte capricciosa e terrore, poesia e solitudine, divinizzazione e suicidio... I tredici personaggi sono stati ridotti, gli interpreti sono solo cinque. Ogni agonista affronta più ruoli: attori, musicista, cantante, tecnico... Teatro fusion: voci, musiche, movimenti, costumi, oggetti, scenografia... tutto prende vita e concorre alla giocabilità dello spettacolo. Finora abbiamo sperimentato e ipotizzato. Ora ho finalmente un piano teorico di regia, frutto dell'osservazione. Limitato, per il momento, ai primi due atti (su quattro). Eccolo. Perché "mostro per avere troppo amato"? Perché chi vive tiepidamente e materialmente non scopre certo il mondo nel suo nonsenso, ma lo vede come un nido accogliente, al quale si adatta senza problemi. Chi invece conduce un'esistenza di passioni, chi cerca significati profondi, chi non si accontenta, chi infrange le regole per imporre regole più alte... costui corre il rischio di illudersi come ha fatto Caligola. Illudersi, per esempio, che amore e godimento estetico della vita possano durare. Illudersi sulla felicità. La disillusione può togliere i veli stesi sul mondo e mostrarlo nella sua casualità insensata. Caligola ora sa che mostro si nasconde dietro l'apparenza della società civile. Si trasforma egli stesso in mostro, per rivelare agli altri l'inferno che l'uomo si è costruito con le proprie mani.
CALIGOLA
ATTO PRIMO, scene 2, 4, 6, 7, 11
Gli agonisti, mentre ancora il pubblico prende posto,
portano in scena il telo bianco e lo stendono, fissandolo sotto i cubi
laterali, su quello di destra si trova già la bambola Drusilla, sgonfia, con
accanto la pompa. Al centro, contro il fondalino bianco, la sedia girevole di
Caligola; a sinistra il porta abiti e il cesto con gli oggetti di scena; a
destra il tavolino con i comandi per musiche e luci.
Caligola, nel frattempo, si sistema sulla sedia, le
spalle al pubblico; gioca con il palloncino bianco. Cesonia va al tavolino,
accende le luci su modalità sound.
Scena 2.
Swing, dialoghi brillanti sotto il telo. Scandito e lento: Farne una
malattia perché è morta comincia a essere eccessivo e bisogna essere
spietati se poi questo danneggia lo stato. Tutti, meno Caligola, ripetono
per conto proprio.
Scena 4. Stop
musica. Caligola si gira a osservare i senatori che si muovono lenti sotto il
telo. Va davanti a uno degli specchi e pronuncia la battuta.
Registrazione 1 del monologo di Caligola “ho
corso tanto”. Uno dei senatori va al cubo e gonfia veloce la bambola. Gli altri
senatori, lentissimi, vanno al porta abiti e si agghindano a piacimento. Si
avvolgono infine nella toga e vanno a sedersi sui cubi con lo sguardo fisso sul
pubblico.
Caligola e Cesonia dietro il fondale, in controluce,
mimano il monologo: incontro, abbraccio, camminata, morte; “mostro, Caligola”:
picchia pugni contro il fondale. In finale di monologo, Cesonia lo riporta al
trono, ma lui si stacca e torna allo specchio per la battuta. Poi, mentre
Cesonia torna alla sua postazione, va a prendere Drusilla e la appende al
fondale; quindi sul trono.
Scena 6. L’intendente
striscia sotto il telo ed emerge accanto a Caligola.
Caligola ha un atteggiamento tra l’irritato, lo
sprezzante e il sarcastico. Tampina l’intendente che si sposta emergendo dal
telo per le battute. Alla battuta “Non capisci niente” Caligola va a sedersi
sul cubo di destra, il senatore raggiunge il collega sul cubo di sinistra. Caligola
si esprime lento, come tormentato, finge un pensiero profondo. L’intendente gli
si mette al fianco. “tutto fondamentale”: Caligola gli circonda le spalle con
il braccio, confidenziale. La voce si abbassa, tono di complicità, di congiura.
“sentite un po’”: cammina nervoso, dizione febbrile, seguito stretto dall’intendente.
“appena i senatori”: scandito lento.
L’intendente manda via i senatori, poi va a sedersi con
Cesonia sul cubo di destra, mentre Caligola sale in piedi sul cubo a sinistra.
Scena 7. Ora
ha il tono di un predicatore bonario e ispirato, è un leader religioso, espone
la volontà divina, è papale. Con sprazzi di ironia. “Sentitemi bene”: un urlo
isterico.
Registrazione 2 “se il Tesoro”. I senatori
sotto il telo danzano a ritmo. Caligola, ridendo, insieme a Cesonia lancia sul
telo i palloncini colorati che se ne vanno da tutte le parti.
“Hai tre secondi per sparire. Sto contando: uno…”:
urlo isterico.
Scena 11. Registrazione
3 “ecco cos’è”. Caligola si abbandona sul telo, sopra i corpi in movimento,
mentre Cesonia sgonfia Drusilla. Allo stop, i senatori immobili distesi.
Caligola si alza incerto, come ubriaco, recupera Drusilla, l’accartoccia, la
esibisce (“gli mostrerò cose…”) e la butta via. “Fate entrare”: scandisce
lento, trasognato. Intanto, i senatori strisciano fuori, si rintanano dietro il
porta abiti.
Duetto recitato/cantato con Cesonia.
Caligola torna al trono, appoggia Drusilla sgonfia
sopra il fondale.
“Venite”: i senatori strisciano e rotolano fino ai
suoi piedi, sopra il telo. Ora Caligola ha un tono di profondo dolore, la voce rotta,
quasi lacrimosa.
“Caligola”: un grido di sofferenza, poi il buio.
ATTO SECONDO, scene 1, 5, 9, 12, 14
Scena 1.
Caligola sul trono di spalle, accasciato come una marionetta senza fili.
Cesonia e Cherea tengono teso in verticale il telo, dietro il quale si alzano e
si abbassano per dire le battute i due senatori, di volta in volta con indumenti
diversi dai colori vivaci. Il porta abiti viene spostato dietro il telo, al
centro. Recitazione buffa, da commedia. Solo alla battuta “ha ucciso mio padre”
pausa e pathos; indossa toga.
Scena 2. I
due senatori, con Cesonia, risistemano il telo sul pavimento con gesti
convulsi, correndo da una parte all’altra. Cherea di fianco a Caligola, fa ruotare
il trono.
“Sì, basta con le chiacchiere”: i senatori tornano
sotto il telo. Cherea in piedi sul cubo-tribuna, stile da comizio.
“Attraverso Caligola”: Cherea al leggio, sulla sinistra
(suona il basso?); i senatori spostano i cubi vicino a lui, si siedono.
Caligola si sposta a destra dove c’è la pompa, sorretto da Cesonia, fatica a
camminare e a stare eretto. Gonfia di nuovo Drusilla, con grande fatica.
Cesonia canta: “Uccidere Caligola… della poesia” e “Se c’è un solo individuo
puro… deve morire”. Le frasi vengono ripetute dai senatori, dapprima ognuno per
conto proprio, poi in coro.
“io non ti capisco bene”: in piedi sul cubo, ancora come
un comizio.
“cherea, tu hai parlato bene”: idem.
“sì, lasciamolo fare”: si spostano intorno a Caligola
che finisce di gonfiare Drusilla.
Scena 5.
Cesonia va a prendere il bambolo e i senatori lo gonfiano dopo avere sistemato
i cubi. Caligola sistema Drusilla sul fondo, infilandola sul palo in modo che
risulti in piedi; la saluta: “ciao, bella”.
“signori, un’esecuzione…”: alla mussolini; prende
Cherea sottobraccio. “Soldati, sono fiero di voi”: tutti si schierano
sull’attenti di fronte a lui che li passa in rassegna.
“Bene, divertiamoci” musichetta allegra, da festa. Caligola
accenna a qualche passo di ballo con Cesonia.
“È anche vero…”: va accanto a Rufo che si sta
gonfiando e ne mostra il volto. Stop musica.
“Mi sembri di pessimo umore…”: l’atmosfera cambia di
nuovo. Pesante, funerea. Comportamento da sadico. Caligola torna sul trono.
Gioca con Drusilla, la usa per il “contrario”, facendola ruotare. Cherea al
basso, cupo.
“C’era una volta… dal cuore”: Caligola lascia
Drusilla, mima con effetto tragicomico, prende la spada dal cesto e uccide il
bambolo, mentre Cesonia canta le sue parole, Cherea al basso.
“… voglio vedervi ridere”: i senatori si mettono i
nasi rossi da clown e si esibiscono fra grandi risate.
“Ma guardali”: i senatori si levano i nasi rossi, le
espressioni diventano serie, cupe, spaventate; si rifugiano dietro il fondale. Muzio
è un senatore che tiene il bambolo davanti a sé e gli dà voce e gesti.
Scena 9.
Caligola dietro il fondale mima uno stupro con la bambola. Gli altri ansimano.
Finito, rimette la bambola sul palo, poi va sul trono; i senatori sistemano il
bambolo su un altro palo.
Registrazione 4 “dico che domani”: entrata forte
della musica, recitazione tempestosa. I senatori sollevano il telo dagli angoli
e lo fanno fluttuare in aria con violenza.
“Mangiamo, signori”: si mettono seduti in semicerchio,
come su triclini, con i cubi al centro. Cesonia vi depone un vassoio con
caramelle e cioccolatini che tutti degustano.
“L’esecuzione”: Elicone al leggio, Cherea al basso.
“Vorrei discutere”: Caligola in tondo, seguito dai
senatori. Dialoghi svelti.
“…avere sonno”: Caligola si raggomitola sui cubi.
“È molto semplice”: Cesonia al microfono, cadenza
cantilenante.
“Che cosa bevi, Mereia?”: cambia atmosfera, luce blu.
Caligola di colpo violento. Butta a terra Mereia, gli pesa sul petto
bloccandolo, ne fa il proprio sgabello…
Registrazione 5: “terzo delitto”, scansione
dura, da campana a martello.
“Prendi. Bevi”: Mereia beve e muore. Caligola
raccoglie il suo inalatore. Cherea e il senatore avvolgono Mereia in una toga e
lo portano dietro il fondale.
Scena 12.
Caligola accasciato sul trono. Cherea e senatore dietro il fondale con basso e
percussione accompagnano il dialogo di Cesonia e Scipione. Cesonia recitar
cantando.
Scena 14.
Caligola in trono. Scipione interpretato da due senatori, seduti sui cubi a
destra e a sinistra. A destra Scipione che si illude di poter stare ancora con
Caligola; a sinistra Scipione che odia e disprezza il nuovo Caligola.
Registrazione 6: “la solitudine”, musica
stridente, Caligola stacca la bambola e il bambolo, li maltratta, li butta sull’onda
lenta e fantasmatica del telo sotto cui si sono rifugiati i senatori. In
finale, ritorna sul trono.
“C’è sempre”: Scipione striscia fuori dal telo, si
mette in piedi sulla destra. Si esprime con impaccio e imbarazzo.
“il disprezzo” Caligola lascia il trono e va lento
dietro il fondale. Buio.
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