lunedì 31 marzo 2008

POESIA SEDICI


Mi guardi e distogli lo sguardo, mi tocchi e ritrai

la mano, ti attorcigli attorno al mio stupore

poi disciogli le spire in un sospiro; ti contorci;

mi sfuggi; mi cerchi; mi parli; taci;

e dopo avermi impastoiato con destrezza,

ridendo della mia incertezza, con un grido buffo

esprimi la noia, per umiliarmi, e poi ridi ancora,

per sconcertarmi; quando ti lascio

raccolgo i lacci della mia prigionia

vago infelice della tua libertà.

venerdì 28 marzo 2008

BRICCONIA NEWS: iena ridens


“Onorevole, vorrei che la smettesse di ridere. Perché tanto ottimismo? Posso indovinare? Lei se la gode perché prende tutti quanti in giro eppure nessuno di loro smette di acclamarla. Ha immobili e conti segreti all’estero e le tasse che paga sono irrisorie se paragonate a quelle di uno stipendiato. Nessuna crisi nazionale può impensierirla. Anzi, a quelli come lei le crisi portano soldi e potere. Possiede tutto ciò che si può possedere e questo la rende euforico. Possiede anche le persone e questo la fa sentire al settimo cielo. Lei è uno schiavista di coscienze. Riesce a mentire su tutto senza che nessuno l’accusi di essere un bugiardo. Non ha rispetto per gli altri, strumenti della sua megalomania. Lei è da ricoverare, onorevole. Da rinchiudere per sempre. Perché è un pericolo per il popolo, per lo stato, per le generazioni future.”

“Lei è un sovversivo, vero?”

“No, sono un uomo mite.”

“Ho già trasmesso tutto a chi di dovere. Lei non la passerà liscia.”

“Questo sentirsi padrone sempre e ovunque e comunque… padrone di cose e di uomini, di istituzioni e di valori, di passato e di futuro… questo suo sentirsi onnipotente e immortale, onnisciente e prodigioso… ma lo sa onorevole che presto dovrà morire?”

“Non dica oscenità! Lei fa del terrorismo ideologico!”

“Non so nemmeno che cosa vuole dire.”

“Sono quelli come lei che devono morire! Tutti e subito!”

“Eh, sì, di solito va a finire così. Ma perché si arrabbia? Lei deve ridere. E perché ride? Chi è felice sorride, ma non ride in modo così sguaiato. Forse che lei non è felice, onorevole? Impossibile. Se non è felice lei, che cosa possiamo sperare noi? Ma forse noi conosciamo cose che lei ignora. Questo non può togliercelo, onorevole, questo senso di felicità che a volte la vita ci regala, fatto di cose piccole, perfino minute, esaltato dalla serenità e dall'onestà, dalla capacità di accontentarsi e dall'incapacità invece di fare del male agli altri, perfino a uno come lei.”

lunedì 24 marzo 2008

IL REGNO DI SATANA


Un documentario intitolato "Il regno di Satana". Il diavolo e l'inferno dall'antichità ai giorni nostri. Gli esorcismi. La formula della chiesa cattolica cambiata nel 1999 dopo trecento anni. La strage delle "streghe". Intervista a un giovane pastore americano. Bel viso, da attore, occhi azzurri, espressione amichevole, ispira fiducia. Lo si vede nel suo tempio, impone le mani, una donna urla e stramazza sul pavimento. Beh, lo fanno anche da noi. Anche nella chiesa del mio paese, mi hanno detto. Gente che viene presa da convulsioni, che predice il futuro, che grida al miracolo, e poi tutti quanti su le braccia al cielo e cantiamo un inno. Il pastore americano in un'altra scena. Una dozzina di bambini in riga, tutti con le mani giunte e il terrore nel cuore, il pastore circonda la testa di uno di loro con le mani e sembra che voglia stritolargliela, poi urla: Vattene, Satana, lascia questo bambino! Immagino il povero bambino. Immagino i suoi compagni, crederanno tutti di avere il diavolo dentro di sé. Ma dov'è finito il diavolo? Ah, eccolo lì. Tiene stretto un bambino per la testa e gli urla in faccia tutta la sua sadica follia.

PASSEGGIATA A VAPRIO







Due ore di passeggiata, da Mezzomerico si va a prendere il caffè a Suno o Vaprio, io e Betti. Sempre la stessa strada da anni. Eppure non è mai la stessa strada. Cambiano le stagioni, cambia il mondo, cambiamo noi. Cambiano i discorsi fitti fitti, due ore di conversazione dotta e futile, su cronaca e politica, su libri e film, sulla gente e su noi stessi, con rabbie e sorrisi, ansie e sollievi. Abbiamo visto cervi, scoiattoli, picchi, lepri, fagiani, nutrie... e falchi a scrivere segreti sul cielo. Abbiamo incontrato ciclisti gentili e prepotenti, automobilisti prudenti e spericolati, cani grossi e pericolosi lasciati liberi simili ai loro padroni arroganti e aggressivi e agli uni e agli altri bisognerebbe mettere museruola e guinzaglio, pensionati potatori di vigna, signore in jogging ansimante... S'incontra l'umanità, sempre così diversa, sempre così uguale. E al rientro chi ritrovo in giardino? Il coniglio che finalmente si è lasciato avvicinare. Per la prima volta sono scesi gli storni. Il pettirosso ormai è di casa.

BRICCONIA NEWS: Lui


Gli operai votano Lui. Sindrome di Stoccolma, sogni di suv e cellulari last generation. Gli imprenditori votano Lui. Sindrome del precariato e del lavoro nero. Le casalinghe votano Lui perché ha le televisioni. Le donne in carriera e le veline Lo votano per farsi assumere e trascorrere weekend nelle ville al mare. Gli anziani votano Lui perché è immortale e non perde i capelli. I giovani Lo votano perché Lui sa come si fanno i soldi. Gli idealisti votano Colui che difende i valori della famiglia e del sacrosanto egoismo borghese. I bricconi Lo votano in nome delle affinità elettive. Le suore Lo votano perché è proprio una brava persona. I preti perché è anticomunista. Santi e martiri per difendere la categoria. I malati terminali votano Chi fa i miracoli. I bambini votano Lui che è super e comanda tutti. I feti Lo votano per amore della vita. Gli animali votano Lui il perché non si sa. Anche le laboriose formiche Lo votano. Dio vota Lui, l’ha confermato ieri in diretta vaticana. Io vado a votare e mi sento solo. Tutti mi fissano, forse sanno che non voterò lui. I carabinieri e i soldati che piantonano la sezione sono nervosi. Forse mi arrestano. Una donna mi sputa sui piedi. Mi sembra un gesto abbastanza eloquente. Qualcuno mi dà uno spintone. Vogliono buttarmi fuori. Io vorrei votare, però. Buffone! mi grida uno che mi aizza contro il pitbull. Scusate, io vorrei… La sezione chiude, se ne vada, il suo voto non ci serve. Ah. Io pensavo che… Sparisci, estremista, prima che… Prima che?

domenica 23 marzo 2008

POESIA QUINDICI


Sullo sfondo verde il prato azzurro

tre giovani ginnasti un indovino anziano

butta sassolini.

Tu vai in direzione opposta: svanisci rilucendo.

Ma più tardi ti vedo in compagnia

chiassosa: scompari sopra un autobus.

Ti ritrovo sottobraccio a un ragazzo

accigliato: state entrando in un grande magazzino.

E poi sul manifesto, in un riflesso, nel video

in vetrina, nell’acqua della vasca

ti muti in pesce rosso.

Quando apro la porta, la camera

s’ingombra del mio corpo, che ricorda.

Apro l’acqua, è la voce che udirei

se tu fossi qui. Mi spoglio, è il corpo che hai

che non ho.

POESIA QUATTORDICI


Questo canto è in un giardino

breve: uno sguardo per guardare.

Tanto incanto in questo lieve

spiumare di fronda in fronda.

L'estensione dell'esistente

è così grande in questo niente.

venerdì 21 marzo 2008

POESIA TREDICI


Il giardino si spegne alla sera,

ma l'uccello non smette di cantare.

Ha le ali e potrebbe volare

ma non vola e non smette di cantare.

Non c'è niente

di più tragico e triste.

Dalla foglia che annera

l’uccello canta, insiste, si dispera e,

solo, si confonde alla sera. Grumo di buio

che canta, sono chiuse porte e finestre.

Forse la luna ascolta,

che ha solo mari asciutti vulcani spenti.

ROMOLO, PROPRIO UN FANTASMA

Emanuela di letteratura-per-ragazzi.it un poco amareggiata, si aspettava un'accoglienza migliore. Beh, anch'io. In fondo, scrivo per ragazzi da quattordici anni. IL FANTASMA DELL'ISOLA DI CASA ha vinto il Battello a Vapore nel '94. Ho spedito un centinaio di inviti per la nuova versione. solo Maria Bastanzetti mi ha scritto qualche riga. Silenzio altrove. Freddino, come ambiente. Pazienza, direbbe Romolo. Io sono molto soddisfatto del mio libro. Un libro vero, non le polpette melense che spesso spacciano e che purtroppo danno assuefazione, proprio come la televisione. Tieni duro, Romolo. Qualcuno ti ha letto, qualcuno ti leggerà, e d'altronde sappiamo che nella vita gli amici sono pochi e chi ci capisce ancora meno. L'otto aprile sarò a Porto Mantovano e Isabel, la bibliotecaria, ha fatto leggere i capitoli stampati agli alunni di scuola media. Bene, avrò un riscontro. Ne farò una cronaca. Chi si è incuriosito e vuole leggere o leggiucchiare, può scaricare il libro dal mio sito www.aquilino.biz.

giovedì 13 marzo 2008

POESIA DODICI


Era un graffio di strada un sentiero

non ancora percorso, di terra gonfiata dall’acqua

una serpe di ghiaia tra un fondo canale

e le unghie di una ruspa

sui mirtilli,

ma non era stagione per frutti.

Portava su a un alto indefinibile

non vetta non alpeggio,

a finire contro spire di spine

che tenevano al di là le capre

e i camosci

e una pecora dall'aria stranita.

Giù in basso il paese era un luogo

lontano

e in alto oltre il cielo c'era un luogo

lontano

dove nessuno arrivava mai.

Una capra era argilla, un camoscio era nero,

forse capre ambedue, forse camosci,

ma la pecora era solo se stessa, bianca e imbrattata,

persa in un ostico intrico fissava

me, assente.

Mi domandò: dov’eri? Non capivo

la muta espressione, non capivo a che luogo

le parole portassero; ero lì, ma altrove; o forse

nusquam

da nessuna parte, in nessun luogo.

BRICCONIA NEWS: l'intervista

“Onorevole, lei crede nella democrazia?”

“Mi piacerebbe, ma senza il pugno di ferro non si governa. Ci vuole un uomo vero per guidare il paese.”

“Ma il suo programma non si basa su democrazia e libertà?”

“Certo. La democrazia del pugno di ferro e la libertà per i governanti di applicarlo.”

“Come pensa di risolvere la crisi economica?”

“Daremo due mesi gratis di pay tv a tutti i pensionati.”

“Lei crede nei valori della famiglia?”

“Solo di quella naturale, un uomo e una donna. I trans vanno bene per una seratina di sniff sniff, le prostitute usate con discrezione contribuiscono all’armonia tra i coniugi e in quanto ai froci… c’è pronto un progetto di legge per castrarli tutti.”

“Perché, secondo lei, gli elettori dovrebbero votarla?”

“Perché io incarno i loro sogni segreti. Fare soldi in modo smodato approfittando delle cariche pubbliche, prendere per il naso tutti quanti manipolando l’informazione, scopare le puttanelle della televisione, vivere nel lusso, godersela a più non posso, metterlo in… non, questo lo tagli.”

“E il bene pubblico dove lo mette?”

“Appunto, proprio in quel posto.”

LA VITA AVVELENATA


Giorni così, di veleno. La percentuale di ossigeno nell’aria è calata. Da un mese il mio pesce rosso se ne sta sul fondo, posato sul fianco. Ogni tanto guizza in su e in giù, assaggia l’aria, fa una capriola… poi torna laggiù a boccheggiare. Non muore, ma non si può nemmeno dire che viva. Lo sguardo alla finestra: le gazze, venute a predare, i passeri in fuga. Un mondo così. Vado da mia madre e una gazza si posa sul cancello, zampetta svelta verso di me, si ferma a dieci centimetri dal mio viso. Più tardi eccola sulla magnolia, ci segue passo passo. Addomesticata, è scappata da chissà dove. La volta successiva domando: Mamma, e la gazza? Scomparsa. Forse mangiata da un gatto. Meglio essere homo selvaticus in un mondo così. Meglio predare, se non si vuole soccombere. Ma non tutti nascono predatori e nemmeno riescono a diventarlo. Mondo di ingiustizie. Uno sguardo alla finestra e il giardino è una desolazione, non ci metto mano da mesi. Mia madre è così, nella sua mente c’è questo caos di fine inverno. Ma per lei non giungerà più un’altra primavera. Mio padre è così. Rinchiuso, balbetta: casa… Ma a casa non ci può più tornare. Accompagno mio figlio all’hotel dove lavora. Al ritorno, dalla sky line del paese emerge il candore del Rosa e il sole della vita che continua è una consolazione. Nel mio giardino fringuelli, cinciallegre, verdoni, pettirossi e tortore si stanno abbuffando. C’è ancora tanta vita, ancora tanta bellezza.

martedì 11 marzo 2008

MEDIOEVO UNO

"Un mondo mal alimentato o sottoalimentato, mal protetto, alla mercé di una natura ribelle, immagina senza fatica un paese di sogno dove la sovrabbondanza è la regola, una cuccagna in cui la natura è definitivamente soggiogata, dove l'elemento magico è la normalità, dato che nella pratica quotidiana la realtà sono le limitazioni o lo stretto necessario. E i potenti si distinguono dagli altri per il superfluo... una larghezza che è tanto uno spreco quanto una vana ostentazione. Gl'ipernutriti... hanno una prodigiosa vitalità, una forza strabiliante, un carattere violento, un temperamento sanguigno. I malnutriti, indeboliti dai digiuni e dalle privazioni, soggetti talvolta a ingerire vegetali tossici, sono più facilmente degli allucinati, accessibili alle emozioni e ai terrori. Una natura ostile e temuta, una foresta cupa e nera, infestata da lupi e briganti, rafforzano il senso dell'insicurezza, e possono portare gli uomini a sentire con più forza la solidarietà di gruppo, a unirsi in seno a una comunità, ad accettare più facilmente un ordine che possa garantire la pace."
Robert Delort, LA VITA QUOTIDIANA NEL MEDIOEVO, Laterza, 2006.

Di che cosa si parla? Di politici e programmi, di gratta e vinci e chiesa cattolica, di giungle metropolitane e governi di destra, di "valori" sentinelle dell'ordine sociale e di sfruttamento della miseria sia materiale sia spirituale. Ricordiamoci che: Dio ha voluto che alcuni degli uomini fossero signori e altri invece servi (cartulario abbazia Saint-Laud d'Angers) e che il povero esiste solo in funzione dell'elemosina che gli fa il ricco per avere il perdono dei propri peccati. Il povero non è destinato al paradiso, luogo troppo puro per lui. Nel Medioevo. Ora il povero ha comunque la televisione.

mercoledì 5 marzo 2008

POESIA UNDICI


La tua voce di nebbia. Oggi i passeri

beccano silenziosi ingordi, e già scomparsi

nel lauro avvolto in spire grigie.

Mi chiedi aiuto, lo so.

Non so darti che spietate

rassicurazioni. Ma tu non

parole, vorresti la mia presenza

accanto, subito, sempre.

Io qui lacerato; e tu là,

bisognosa del figlio,

madre con voce bambina.

POESIA DIECI


Gli uccelli esistono

per scompigliare fronde.

In assenza di vento

fanno vibrare foglie altalenare rami

cadere petali scomparire bacche

alla pianta severa

danno voce di giullare:

ma è già ora di andare.

Questo tempo che canta che vola che gioca

ora è troppo al di là

dei giorni in cui più nessuno canta.

Si corre con affanno

e il gioco è ricordo dell’altra vita

quando un poco si era felici.