Mi guardi e distogli lo sguardo, mi tocchi e ritrai
la mano, ti attorcigli attorno al mio stupore
poi disciogli le spire in un sospiro; ti contorci;
mi sfuggi; mi cerchi; mi parli; taci;
e dopo avermi impastoiato con destrezza,
ridendo della mia incertezza, con un grido buffo
esprimi la noia, per umiliarmi, e poi ridi ancora,
per sconcertarmi; quando ti lascio
raccolgo i lacci della mia prigionia
vago infelice della tua libertà.
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