domenica 4 novembre 2012

ARTEMISIA: LA PASSIONE CONTRO LA VIOLENZA


Stamattina dalle 9.30 alle 12.30 ci siamo trovati io, Laura Fortina, Lorenzo Crippa e Carlo Fanchini per provare “Artemisia: la passione contro la violenza”. Il titolo è cambiato, ma l’opera rimane quella pubblicata in “Altri testi per il teatro” (Artemisia: le tinte forti delle passioni), ridotta di un terzo (ho tolto più che altro le descrizioni dei quadri che saranno però esposte insieme alle riproduzioni). In questo modo, risulta più in sintonia con lo spirito dell’iniziativa, contro la violenza sulle donne.
Laura viene introdotta da Lorenzo (musica sua al computer) al quale si sovrappone Carlo (musica sua con chitarra classica). La faccio leggere, ma l’interrompo subito: dimentica la bella lettura elegante, non cercare l’immedesimazione, ma la coerenza con emozioni e sentimenti. Il primo schema prevedeva inserti musicali strategici, ma ora gioco con i due tipi molto diversi di musica.
La elettronica accompagna scene come quella della tortura, risultando molto efficace, dato che richiama echi suoni cavernosi e metallici e stridere di catene ecc.; gli arpeggi fanno un tappeto che impreziosisce la voce e le note singole danno un ritmo pressante.
Metto alla prova i musicisti sulla declamazione. Lorenzo legge le parti maschili, tra cui quella in latino dei giudici; con Carlo recita le tre poesie d’epoca che pensavo invece di non utilizzare. Se la cavano egregiamente, hanno voci calde e profonde che si alternano felicemente alla tonalità femminile di Laura.
La spingo a sentire il testo con il corpo, a cercare una scansione di gambe e di voce, e in questo ci aiutano le composizioni di Lorenzo, così ritmate, e di evocazioni lontane, tipo il jazz. Lo senti, Laura? Stacca le parole, stai cantando jazz, muoviti sulla declamazione.
Come al solito, non m’interessa che al pubblico giungano tutte le parole e che le capisca tutte, dalla prima all’ultima. Ci sono obiettivi più importanti. Fondere le varie parti con coerenza espressiva, creare un clima, un’atmosfera suggestiva; soprattutto provocare emozioni con il gioco dei suoni contrapposti, dei ritmi, degli spiazzamenti… L’interpretazione naturalistica di un testo ci porta a strillare sui punti esclamativi, a strascicare la voce melensa sulle narrazioni malinconiche, a fare i cabarettisti nei momenti brillanti… Bah. Bisogna stravolgere. Cercare strade non abusate.
Alla fine, sono soddisfatto. In tre ore abbiamo costruito uno spettacolo basato su un trio di voce, computer e chitarra. Tra una decina di giorni una prova solo con Laura per raffinare la voce, poi una prova generale e infine si va in scena, il 24 novembre, a Mezzomerico.

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