Stamattina dalle 9.30
alle 12.30 ci siamo trovati io, Laura Fortina, Lorenzo Crippa e Carlo Fanchini per
provare “Artemisia: la passione contro la violenza”. Il titolo è cambiato, ma l’opera
rimane quella pubblicata in “Altri testi per il teatro” (Artemisia: le tinte
forti delle passioni), ridotta di un terzo (ho tolto più che altro le descrizioni
dei quadri che saranno però esposte insieme alle riproduzioni). In questo modo,
risulta più in sintonia con lo spirito dell’iniziativa, contro la violenza
sulle donne.
Laura viene introdotta da
Lorenzo (musica sua al computer) al quale si sovrappone Carlo (musica sua con
chitarra classica). La faccio leggere, ma l’interrompo subito: dimentica la
bella lettura elegante, non cercare l’immedesimazione, ma la coerenza con emozioni
e sentimenti. Il primo schema prevedeva inserti musicali strategici, ma ora
gioco con i due tipi molto diversi di musica.
La elettronica accompagna
scene come quella della tortura, risultando molto efficace, dato che richiama
echi suoni cavernosi e metallici e stridere di catene ecc.; gli arpeggi fanno
un tappeto che impreziosisce la voce e le note singole danno un ritmo
pressante.
Metto alla prova i
musicisti sulla declamazione. Lorenzo legge le parti maschili, tra cui quella
in latino dei giudici; con Carlo recita le tre poesie d’epoca che pensavo
invece di non utilizzare. Se la cavano egregiamente, hanno voci calde e
profonde che si alternano felicemente alla tonalità femminile di Laura.
La spingo a sentire il
testo con il corpo, a cercare una scansione di gambe e di voce, e in questo ci
aiutano le composizioni di Lorenzo, così ritmate, e di evocazioni lontane, tipo
il jazz. Lo senti, Laura? Stacca le parole, stai cantando jazz, muoviti sulla
declamazione.
Come al solito, non m’interessa
che al pubblico giungano tutte le parole e che le capisca tutte, dalla prima
all’ultima. Ci sono obiettivi più importanti. Fondere le varie parti con
coerenza espressiva, creare un clima, un’atmosfera suggestiva; soprattutto
provocare emozioni con il gioco dei suoni contrapposti, dei ritmi, degli
spiazzamenti… L’interpretazione naturalistica di un testo ci porta a strillare
sui punti esclamativi, a strascicare la voce melensa sulle narrazioni malinconiche,
a fare i cabarettisti nei momenti brillanti… Bah. Bisogna stravolgere. Cercare
strade non abusate.
Alla fine, sono soddisfatto.
In tre ore abbiamo costruito uno spettacolo basato su un trio di voce, computer
e chitarra. Tra una decina di giorni una prova solo con Laura per raffinare la
voce, poi una prova generale e infine si va in scena, il 24 novembre, a
Mezzomerico.
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