venerdì 8 febbraio 2008

DOVE VAI, PAPÀ?



Sei sfuggito alla sorveglianza, hai oltrepassato il cancelletto, ti sei avviato traballante lungo il vialetto, ha raggiunto la strada con la tua postura incerta, tutto proteso in avanti, a passi concitati e saltellanti, le braccia abbandonate lungo il corpo, lo sguardo fisso, la mente altrove. Un'automobile ti ha urtato? O il mondo si è messo a vorticarti intorno? Sei caduto. Qualcuno che nutre ancora pietà e altruismo ti ha portato al pronto soccorso. Dove andavi, papà? Non importa. Anche noi andiamo. Ci sembra di avere chiara nella mente la meta, ma se appena ci fermiamo tutto ci appare confuso e assurdo. Dove andiamo? Cadiamo, ci facciamo male, qualcuno a volte ci aiuta, di solito siamo soli a medicarci le ferite, ci facciamo male da soli e ce ne fanno gli altri, ma noi continuiamo ad andare. Non sappiamo con precisione dove porta la strada. A volte la cambiamo per capriccio, altre volte perché finisce contro un muro, oppure perché i briganti ci mettono in fuga. E andiamo, testardi e illusi, scrutando con ansia l'orizzonte alla ricerca di luci e parole, di significati e terre promesse, di piaceri e passioni. Poi un giorno ci fermiamo per sempre. Nemmeno il tempo di pensare: ma dove andavo?

Nessun commento: