lunedì 15 novembre 2010

GLI ESERCIZI DI REGIA DI STEFANO















Ho trascorso una bellissima giornata a Milano. Nell'ambito degli "Esercizi di regia" di Stefano De Luca di Lupusagnus organizzati da "Le Cicale dell'Arconte" presso il Teatro Parenti.
Al mattino, dalle 10.00 alle 13.00, le prove aperte di "Verginella". Poi un pranzo molto goloso con le cose buone portate dai corsisti, dagli attori e dalla mamma di Marta (mmm, la sua torta al cioccolato!). Io ho portato solo una smodata passione per il cioccolato (torta, pasticcini vari e cioccolatini), a cui per fortuna do libero sfogo in rare occasioni. Dalle 14.00 alle 16.00 mi sono fermato per parlare ai corsisti (di Milano, Bologna, Roma...) dei rapporti tra drammaturgo e regista.
Ho colto l'occasione per esporre il mio metodo di lavoro che probabilmente ha stupito qualcuno, dato che per approfondire certi aspetti della scrittura teatrale utilizzo una compagnia di ragazzini dilettanti, il mio "Teatro dei Passeri" (ehi, non nel senso che li sfrutto per i miei intendimenti, ma mi sono accorto che mi sono utili per riflettere sulle qualità della scrittura teatrale).
Ho parlato delle relazioni tra personaggi nei vuoti di battuta, della questione del personaggio fuori scena (fuori scena? non esiste!), della potenzialità espressiva dei personaggi nelle loro pause di copione, delle tre pareti sforacchiate (altro che sì o no quarta parete!) dal via vai assurdo dei personaggi... e ho spiegato perché queste riflessioni mi stanno portando verso una scrittura nuova e per me rivoluzionaria, portata a esprimere diversi piani sincroni di realtà "spazializzata" come è quella del teatro; non solo la regia deve tenere conto di elementi quali il tempo e lo spazio, ma anche la scrittura nel suo formarsi, in modo tale da visualizzarsi su più situazioni; quella centrale rappresentata in scena e quelle contemporanee derivanti dalle scene precedenti e nascoste dal "dietro le quinte".
Poi siamo passati all'analisi di "Verginella" e in genere dei miei testi: assenza di didascalie, nessuna indicazione di spazi strutturati, nessuna ambientazione... un testo che fotografa i personaggi dal di dentro, concentrato su emozioni e sentimenti.
Eccetera.
Molto stimolante.
E poi il desiderato ritorno a casa, dato che a me le convulsioni metropolitane (nel senso sia di città sia di treno sotterraneo) e del traffico autostradale... brrr, torna al paesello che è tanto bello...
Grazie, Stefano, mi sono divertito.
E ora tocca a "Canicani". Mi ha fatto sentire le prime musiche. Entusiasmanti.


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