Altre recensioni online.FUSIORARI.ORG - lunedì 8 dicembrehttp://www.fusiorari.org/fusiorari/html/modules.php?name=News&file=article&sid=1833di
Cristina GadaletaMILANO – È in scena al Teatro Ringhiera, fino al 21 dicembre, Mamma Mammazza, “uno spettacolo divertente come un giro in ottovolante, tra risate e tuffi al cuore. Un testo che diverte e sconcerta, insinuando sotto pelle una sottile inquietudine”. Protagonisti cinque personaggi-macchiette: la famiglia Cantoni, un commissario di polizia stile telefilm e una runner con iPod al seguito. Ovviamente i veri protagonisti sono da ricercarsi all'interno del nucleo familiare, così apparentemente normale, ma in realtà così inquietante. Il figlio Piero – personaggio principale di questa tragicomica vicenda, tanto reale quanto paradossale –, la madre – lucidamente crudele – e la sorella dalla “vita inedita”.
PIERO – Piero è il figlio che a detta della madre le avvelena la vita, che vive ai “margini dell'umanità”, che con la scolarizzazione ha iniziato la sua “carriera di sadico, bastardo e depravato”. Un martire della madre, si scopre alla fine, ma che per quasi metà spettacolo sembra davvero essere un mostro, unico responsabile del proprio pessimo destino. Neanche la vera legge, quella rappresentata dal commissario, lo può salvare. La sua fine è già stata decisa dal suo inizio, dalla sua nascita, da una madre che “ama sempre il proprio figlio, anche quando lo odia”, anche quando lo ammazza.
LA MADRE – La madre, un'ottima Giorgia Senesi, è una dolce tiranna, una donna che arriva ad affermare che nelle quattro mura casalinghe la legge è lei. Una genitrice che ha fatto suo figlio per distruggerlo e che lo ammazzerebbe per il suo stesso bene, per fargli un favore. E nel finale, una volta eliminato il figlio, lo darà ai gatti, “per la loro salvezza”, specifica, presa da un attacco di generosità animalesca. “Si sa, di mamma ce n’è una sola. Meno male”.
CHIARA – Chiara è la figlia che non ha mai fatto niente. Due codini, gli occhiali tondi e la erre moscia, inizialmente è a favore dell'ira materna, ma ben presto, consapevole di non appartenere a quella famiglia, e forte di questa convinzione, arriva a decidere di andarsene, di agire. E quando la madre gioca la carta dell'affetto per trattenerla, “tu sei nel mio cuore Chiara”, la figlia in tutta risposta si limita a dire: “C'è troppo poco spazio, mamma, nel tuo cuore”. E da quella casa, dal perimetro disegnato sul palco con un gesso bianco, esce cancellandone la riga con i piedi.Una famiglia distrutta dal suo interno, con il mondo esterno – società, legge e buon senso – relegato a semplice spettatore passivo.
cgadaleta.fusiorari@gmail.comMamma mammazza al Teatro Ringhiera, di Anna Vallarino - 06/12/2008 - NOKOSS
http://www.nokoss.net/2008/12/06/mamma-mammazza-al-teatro-ringhiera/La madre assassina è un tema mai abbandonato e sempre rivisitato . Nuove Medee si accalcano sulla scena e chiedono di essere ascoltate. Ora è la volta di una madre di una periferia cittadina che, esasperata e sadica, giunge a compiere le azioni più estreme.
“Mamma mammazza” è uno spettacolo della compagnia Lupusagnus, prodotto dal Piccolo Teatro di Milano, ora proposto al Teatro Ringhiera fino al 21 dicembre. Spettacolo grottescamente poco natalizio che punta la lente di ingrandimento sui legami famigliari, e la prigionia che ne può scaturire. Malattia, crudeltà, egoismo e speranze mal riposte scandiscono il tempo a un fluire ininterrotto di dialoghi malati e sordi.
La famiglia di Piero è sconvolta dal suo comportamento deviato: egli è stato colto in fragrante nel parco mentre compiva atti osceni a scapito di un runner. La madre soprattutto non se ne fa una ragione. Il luogo è una periferia, o meglio è la periferia psicologica dei sentimenti e di una umanità che non si conosce e che ripone l’appagamento della propria frustrazione in una istintività perversa e aliena da ogni raziocinio.L’ altro non si riconosce in quanto essere pari a noi, ma subordinato e cosa rispondente ai nostri bisogni e desideri. Una scena claustrofobica, una storia dì inferno famigliare sul filo di ironia, follia e cattiveria, con toni che ricordano il grande teatro di Sara Kane. La madre ragno, mostro divoratrice forte del motto “io ti ho fatto, io ti distruggo” aggredisce il figlio, perverso colpevole, lo umila, lo tortura e infine lo uccide. Tutto davanti alle parole istigatrici della sorella e agli occhi ciechi di un commissario di polizia, spaurito e inerte.
Non vi è speranza, non vi sono regole nè legge. L’amore filiale perde quelle canoniche connotazioni di devozione e sacrificio per divenire prigionia e morte. Anche le parole in Mamma mammazza perdono la loro funzione di comunicazione, di dire all’altro, per divenire monologhi sordi e incapaci di dare spazio a qualsiasi tipo di partecipazione.Spettacolo efficace sulla tormentata deriva in cui si muove la nostra società: individui sempre più incapaci di conoscere se stessi e riconoscere le proprie emozioni. La compagnia non a caso di chiama Lupusagnus, nome composto dalle parole latine “lupus” e “agnus” ispirata alla famosa favola di Fedro del lupo e dell’agnello. Carnefice e vittima, vittima e carnefice. Non sempre il gioco delle parti è rigido e chiaro, e anche in Mamma mammazza ognuno è allo stesso tempo vittima e carnefice in un’ assordante giostra. Unica regola è la violenza, vincente è colui che riesce a sopraffare sull’altro e ad essere più forte.