Oggi più che mai, che dell’inverno il fiato
è cielo di vapori cupi – spettri di nubi, lo sguardo fugge
via dalla finestra: cumuli di foglie fradice
merli muti vàgoli e gocciolari gelidi
la mandibola scesa gli occhi fondi e lo zigomo
duro, mai più mai
più parole, tu
che già ne fosti parco, mai più. Sceso dentro di te
l’inverno del mio giardino, che avrò sempre qui
alla finestra.
Poi un tremito, quasi un trionfare
di fronde. È un’ala,
il segno nell’aria che fende
gli spettri sfrontato, di passeri e cince,
verdoni e un pettirosso
che sceso dentro di me riporta
lo sguardo là dove la morte rivive.
è cielo di vapori cupi – spettri di nubi, lo sguardo fugge
via dalla finestra: cumuli di foglie fradice
merli muti vàgoli e gocciolari gelidi
la mandibola scesa gli occhi fondi e lo zigomo
duro, mai più mai
più parole, tu
che già ne fosti parco, mai più. Sceso dentro di te
l’inverno del mio giardino, che avrò sempre qui
alla finestra.
Poi un tremito, quasi un trionfare
di fronde. È un’ala,
il segno nell’aria che fende
gli spettri sfrontato, di passeri e cince,
verdoni e un pettirosso
che sceso dentro di me riporta
lo sguardo là dove la morte rivive.
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