http://www.lupusagnus.com
Recensione su Il giornale, domenica 7 dicembre.
In mezzo al palco c’è una televisione: nel corso di «Mammamammazza», lo spettacolo in scena al Teatro Ringhiera sino al 21 dicembre, sarà sempre accesa e servirà di volta in volta da spalto di tribunale, da strumento di tortura e da altare sacrificale. Armati di gessetto, gli attori tracciano attorno a essa delle linee che corrispondono ai confini della casa in cui si svolge l'azione.
L’apparecchio televisivo ne occupa minacciosamente il centro, come un angelo del focolare che si è trasformato in un angelo sterminatore. «Mamma mammazza» è un cabaret feroce, un reality truculento ambientato fra le mura domestiche, uno spettacolo in cui si ride di gusto, ma senza che la comicità attenui gli aspetti conturbanti del testo di Aquilino.
La trama ha uno svolgimento tanto lineare quanto assurdo. Piero, un trentenne con turbe adolescenziali, esibisce in un parco pubblico le sue «vergogne di uomo» a una runner. La ragazza lo denuncia e si mette sulle sue tracce. Piero cerca rifugio nella propria casa, dove lo attende una madre simile nell’aspetto a Crudelia de Mon e nell’animo a Medea. A darle man forte c’è Chiara, la sorella di Piero, che lo consegna alla polizia. A punire il reo confesso sarà comunque la madre che lo ucciderà a colpi di martello. «Mamma mammazza» è una farsa efficace sul lato demoniaco dell’ambiente domestico: il desiderio di protagonismo mediatico è il vero motore dell’azione.
di Roberto Borghi
Recensione in delteatro.it
http://delteatro.it/recensioni/2008-12/mamma-mammazza.php
Ci avete fatto caso? Fino a non molto tempo fa era la crisi della coppia a tenere banco: da Strindberg a Bergman, la cultura del Novecento è stata un lungo viaggio fra matrimoni in rovina, atti di sanguinosa ferocia tra mogli e mariti, laceranti incontri di sventurati amanti senza prospettive. Forse, però, da qualche anno a questa parte il panorama è sottilmente cambiato: placatasi la tempesta delle relazioni amorose, sembra che a poco a poco - nella cronaca, nella vita d'ogni giorno - sia balzato in primo piano un altro tipo di rapporto complicato, quello tra genitori e figli: e non è detto che i suoi effetti siano meno devastanti.Se n'è accorto, a quanto pare, anche un neonato gruppo teatrale formato da ex allievi della scuola di Strehler, la compagnia Lupusagnus, che nel suo primo spettacolo ha scelto di toccare quello che evidentemente è oggi un nervo scoperto della nostra società: Mamma mammazza rappresenta infatti con grottesca truculenza l'emblematica vicenda di una madre che non soltanto odia il figlio, non soltanto lo abbandona a se stesso nel momento del bisogno, ma lo tormenta anche, lo insulta, lo tortura, gode nell'infliggergli ogni sorta di sofferenze fisiche e mentali. E alla fine, come anticipato dal titolo, ovviamente lo uccide.Il testo, opera di un autore praticamente esordiente, Aquilino, che di mestiere scrive libri per bambini, non lesina efferatezze: al centro dell'azione c'è un ragazzo che si aggira per il parco esibendo le proprie nudità alle passanti: quando una delle vittime si presenta a casa scortata da un agente, la spietata signora ha l'occasione che aspettava da sempre: dopo averlo stanato dal suo nascondiglio, lo consegna al poliziotto, e delusa dalla prudenza di costui provvede a estorcergli personalmente la confessione piantandogli aghi sotto le unghie e passandogli un ferro rovente sulle natiche, per poi giustiziarlo lei stessa a colpi di martello.Il pregio principale della pièce sta in questa crudeltà sfrontata, scoppiettante: di fronte ai suoi eccessi si ride, ma un po' storto, e si avverte talora un vago senso di angoscia. La regia di Stefano de Luca, ironicamente aperta e chiusa da immagini video, ricalcate su certi film noir di una volta, conferisce alle quattro figurette - e alla perfida sorellina, un'erinni occhialuta e saccente - una buffoneria stilizzata, burattinesca, con continui richiami al mondo infantile. Gli attori sono bravi, e hanno l'aria di divertirsi: resta però l'impressione di un approccio fin troppo tradizionale e impostato, come se non riuscissero a liberarsi dall'imprinting del teatro stabile.
di renato palazzi
(18:00 - 10 dic 2008)
Ci avete fatto caso? Fino a non molto tempo fa era la crisi della coppia a tenere banco: da Strindberg a Bergman, la cultura del Novecento è stata un lungo viaggio fra matrimoni in rovina, atti di sanguinosa ferocia tra mogli e mariti, laceranti incontri di sventurati amanti senza prospettive. Forse, però, da qualche anno a questa parte il panorama è sottilmente cambiato: placatasi la tempesta delle relazioni amorose, sembra che a poco a poco - nella cronaca, nella vita d'ogni giorno - sia balzato in primo piano un altro tipo di rapporto complicato, quello tra genitori e figli: e non è detto che i suoi effetti siano meno devastanti.Se n'è accorto, a quanto pare, anche un neonato gruppo teatrale formato da ex allievi della scuola di Strehler, la compagnia Lupusagnus, che nel suo primo spettacolo ha scelto di toccare quello che evidentemente è oggi un nervo scoperto della nostra società: Mamma mammazza rappresenta infatti con grottesca truculenza l'emblematica vicenda di una madre che non soltanto odia il figlio, non soltanto lo abbandona a se stesso nel momento del bisogno, ma lo tormenta anche, lo insulta, lo tortura, gode nell'infliggergli ogni sorta di sofferenze fisiche e mentali. E alla fine, come anticipato dal titolo, ovviamente lo uccide.Il testo, opera di un autore praticamente esordiente, Aquilino, che di mestiere scrive libri per bambini, non lesina efferatezze: al centro dell'azione c'è un ragazzo che si aggira per il parco esibendo le proprie nudità alle passanti: quando una delle vittime si presenta a casa scortata da un agente, la spietata signora ha l'occasione che aspettava da sempre: dopo averlo stanato dal suo nascondiglio, lo consegna al poliziotto, e delusa dalla prudenza di costui provvede a estorcergli personalmente la confessione piantandogli aghi sotto le unghie e passandogli un ferro rovente sulle natiche, per poi giustiziarlo lei stessa a colpi di martello.Il pregio principale della pièce sta in questa crudeltà sfrontata, scoppiettante: di fronte ai suoi eccessi si ride, ma un po' storto, e si avverte talora un vago senso di angoscia. La regia di Stefano de Luca, ironicamente aperta e chiusa da immagini video, ricalcate su certi film noir di una volta, conferisce alle quattro figurette - e alla perfida sorellina, un'erinni occhialuta e saccente - una buffoneria stilizzata, burattinesca, con continui richiami al mondo infantile. Gli attori sono bravi, e hanno l'aria di divertirsi: resta però l'impressione di un approccio fin troppo tradizionale e impostato, come se non riuscissero a liberarsi dall'imprinting del teatro stabile.
di renato palazzi
(18:00 - 10 dic 2008)
1 commento:
Fantastico Aquilino, ho visto lo spettacolo e mi ha emozionato tantissimo. Attori fantastici ma la Giorgia Senesi...divina. Aspetto con ansia nuovo lavoro. Un abbraccio grandi!!massimiliano
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