Una recensione di Sara Trecate da http://www.teatrimilano.it/
La casa dovrebbe essere un luogo ospitale, in famiglia ci si dovrebbe sentire al sicuro, invece in questa assurda storia la famiglia accusa, umilia e tortura uno dei suoi membri.
Piero ha fatto l'esibizionista al parco, mostrandosi nudo di fronte ad Alice che era lì per fare jogging; tornato a casa la madre non lo perdona, ma lo punisce crudelmente e finisce per ucciderlo, istigata da Chiara, la figlia piccola.
Un commissario di polizia arriva sul posto, in compagnia della vittima delle molestie al parco, ma non può, o forse non vuole, fermare la madre.
I rapporti tra i famigliari sono surreali, inverosimili, e il regista Stefano de Luca, seguendo questa chiave di lettura, crea uno spettacolo grottesco in cui i personaggi sono caricature e propongono in modo ironico la loro natura violenta. L'ironia tragica si attenua solo sul finale, nel momento dell'uccisione di Piero, quando la violenza diventa eccessiva e le risate si bloccano in gola.
Un quadrato bianco disegnato per terra col gesso e un televisore al centro, la scenografia di Mamma Mammazza si limita a questo. Si pensa subito ai media di oggi, onnipresenti, ansiosi di raccontare per primi queste vicende di violenza famigliare, sempre accentuando l'orrore, spettacolarizzando e costruendo personaggi come questa madre (Giorgia Senesi) che assomiglia alla strega cattiva delle fiabe. La televisione spesso crea e divulga stereotipi: in questa categoria rientra per esempio il commissario meridionale corrotto interpretato da Sergio Leone; allo stesso modo anche il cinema, nonostante si occupi di avvenimenti fittizi, diffonde luoghi comuni e atteggiamenti tipici, da qui la presenza nello spettacolo di riferimenti musicali cinematografici.
In queste condizioni in cui è difficile capire se ciò che ci viene mostrato corrisponde o meno alla realtà è ancora più difficile prendere una posizione. Per esempio, chi è il colpevole in Mamma Mammazza? Piero? Sua madre? Il padre che li ha abbandonati anni prima? Noi non lo sappiamo, invece per i personaggi del dramma non c'è dubbio: è Piero l'unico da punire, lo è stato per tutta la vita. Per non porsi domande si limitano tutti ad accettare i ruoli che la società ha attribuito loro, perlomeno quest'ordine prestabilito dà delle certezze e permette di mantenere l'equilibrio in casa.
Il testo propone l'idea di una struttura famigliare crudele: ci sono gerarchie da rispettare, confini da non valicare, ed è meglio non proporre nulla di nuovo altrimenti "ogni realtà perderebbe la sua rassicurante identità" e vincerebbe il caos. Il quadrato bianco, forma archetipica della casa, che delimita lo spazio d'azione, assomiglia sempre di più ad una gabbia da cui non si può scappare. Il cambiamento avviene con la morte di Piero, cioè quando viene a mancare un pezzo fondamentale del sistema-famiglia che crolla inesorabilmente lasciando spaesati i sopravvissuti.
La critica sociale è molto forte in questo testo che affianca alla satira più pungente la lucida osservazione della realtà, quest'ultima affidata soprattutto al personaggio di Chiara.
Mamma Mammazza è il primo spettacolo della compagnia Lupusagnus, che comprende il regista Stefano de Luca, cinque attori e il drammaturgo Aquilino. L'idea è quella di partecipare tutti insieme alla creazione dello spettacolo. Aquilino, ad esempio, aveva scritto il testo nel 1994 e l'ha poi modificato lavorando insieme agli attori in vista di questa messinscena. Considerati gli ottimi risultati raggiunti con il lavoro di squadra, aspettiamo con ansia Verginella, il prossimo progetto della compagnia.
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