martedì 18 gennaio 2011

CANICANI, GLI ATTORI DELL'AUTORE: ENRICO


Quello che ho visto durante l'improvvisazione, primissime prove, alla ricerca delle interpretazioni.

Enrico Ballardini è Tatù, il padre.

Enrico è una maschera che ruggisce, ma non ha l’alterigia cinica del leone, bensì la ridondanza paesana del macho da bettola, di volgarità melmosa, odore di sudore, barba mal rasata, muscoli ansiosi di spaccare, ma non di affrontare il più forte; spavaldo, se appena tira vento è già in fuga; ama picchiare le femmine tanto stupide da farsi picchiare, e se ne vanta con i complici di bevute (vino rosso scadente); i froci lo fanno vomitare e per questo s’inventa di menarli, così cazzo magari dallo spavento gli viene a piacere la figa; è religioso anche se sparla dei preti bastardi che fanno la bella vita e va a messa perché ha paura della morte; inchiodato sulla poltrona-trono, Enrico è un corpo flatulento che lancia braccia e gambe nello spazio per afferrare qualcuno da maltrattare, ragno-polpo che divora il mondo; lo vedo che brontola cupo, Enrico, che impreca e insulta, e sbava e s’illude di dominare; invece, è solo; invece, Lo se la fa con sua moglie; invece, Burgo lo sfrutta; invece, è solo un tipico essere umano meschino e mediocre, mai protagonista, a meno che qualcuno non gli offra la possibilità di fare stragi, massacri, eccidi, magari legali. Tipo da guerra etnica, Enrico-Tatù; da crociata; da fascismo; da famiglia in cui chi comanda è l’uomo, e gli altri tutti zitti.

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